Da un cantautore mingherlino e con i capelli rossicci di solito ti aspetti una vocina bianca, delicata e sottile. Di certo non quella voce calda e baritonale, melanconica e greve che viene fuori dall'ex leader dei La Crus.
Ma questa è storia nota per chi ha avuto modo di ascoltare i loro pregevoli lavori.
Potrebbe risultare interessante per questi ultimi, ma anche per coloro che, malauguratamente, conoscono solo il Giovanardi politico, ascoltare questo raffinato disco solista del cantautore.
"Maledetto colui che è solo" è una raccolta di canzoni originali e appartenenti alla tradizione cantautoriale nostrana, con una particolarità quasi unica nell'ambito del mercato musicale italico: l'album e suonato esclusivamente da chitarre, e soprattutto da un'orchestra di ukulele.
La prospettiva del suono cambia dunque completamente, immergendoci in un ambiente solfureo in cui i testi e l'espressivita di Giovanardi riescono ad incarnare al meglio le necessità comunicative di ogni brano. Brani questi da ascoltare di sera, magari davanti ad un buon bicchiere di vino, da veri intenditori.
Gli arrangiamenti sono curati nel minimo dettaglio, le melodie dopo un paio di ascolti si fanno largo nell'orecchio e nel cuore dell'ascoltatore.
I temi dell'amore, del tradimento, e soprattutto della solitudine s'insinuano tra le note e toccano le nostre corde più emozionali.
Il brano che apre l'LP (Accarezzami musica) si fa sintesi squisita della profondità di questo meraviglioso disco e del suo autore: "prendimi e stringimi a te, perchè ti ho perso ed ho perso me". Solo che la lei cui si fa riferimento non è una donna, ma la musica, unica compagna di coloro che non hanno voluto, saputo o avuto la fortuna di incontrare una donna con cui condividere la vita. Ed Ermanno sembra conoscere bene questa condizione, tanto che riversa tutta la sua anima in queste parole, così come fa nella celebre "Confesso", qui ancora più bella che nella sua versione originale.
Non mancano i momenti più leggeri ma comunque riusciti, come nel caso di "Noi duri" e "I buoni i brutti e i cattivi nel ghetto"; ma la verve di quest'opera è tutt'altro che leggera e spumeggiante. Perchè ascoltarlo in questo periodo estivo allora?
Potrei rispondere, superficialmente, dicendo che così si apprezerebbero maggiormente i momenti di serenità e gioia che talvolta questa stagione ci dona. Ma la realtà è che la disperazione insita in queste composizioni lascia sempre una via d'uscita. Che dopo aver attraversato tunnel e gallerie che parevano interminabili, si riesce ancora a vedere la luce infondo al cammino. E state pur certi che quella luce non è un regalino bonario da parte di qualcuno, ma una conquista lunga e dolorosa che va realizzata giorno per giorno. A volte non si riesce a raggiungerla, ma ad ogni modo vale sempre la pena tentare. Potrebbe essere proprio questo il segreto.
Quale? Tentare, andare avanti, cercare la luce. Ecco perchè ascoltare questo disco d'estate. Per non dimenticare che questo bel sole, il caldo, il profumo degli alberi in fiore, le corse con la bici, le lunghe passeggiate con gli amici, il mare con i parenti, non sempre sono regali, ma anche conquiste, e bisogna sapersele tenere.