Sono le 10:09. L'orologio sembra non girare mai quando si ha qualcosa d'importante da fare.
Sono sveglio dalle 6, e ho già esaurito tutte le attività del mattino: fare colazione, andare a correre, lavarsi. Non posso salutare papà perchè il reparto apre alle 12 ed io a quell'ora ho il treno.
Dopo ventidue giorni passati in una città a ottocento chilometri da casa tua, con un caldo soffocante in un appartamento da condividere con degli sconosciuti, sembra quasi un sogno tornare al "focolare". Rivedere il mio amore, il resto della famiglia. Tornare a provare l'ebrezza di stare stravaccati su un divano a guardare la tv. Andare in bagno senza che nessuno provi ad aprire la porta mentre sei dentro. Ma soprattutto tornare con la consapevolezza che un'altra delle dure prove che la vita ci mette difronte è stata per gran parte superata.
Torno con la gioia nel cuore di chi ha visto il proprio padre,e di conseguenza tutta la famiglia, affrontare uniti e determinati l'ennesima tormenta, superandola con la forza dell'amore, dopo aver traversato mille correnti brutali ed aver schivato parecchi oggetti vaganti. Ce ne saranno ancora molti da affrontare, e non sto qui a fare la morale di chi ha la saggezza in tasca.
Non ho imparato nulla da questa esperienza, ma la mia pazienza e serenità sono state messe a dura prova dalla paura, l'ansia e il dolore. Ma ciò che conta infondo è che siamo ancora tutti qui, uniti più di prima, determinati più di prima a godere di ciò che di bello l'esistenza ci riserva. Vogliosi di respirare a pieni polmoni la semplicità della normalità, attendendo col batticuore il momento in cui saremo nuovamente a casa tutti assieme, e potremo respirare finalmente con più pace l'aria buona delle nostre colline verdeggianti, ascoltare quieti la calma del paese, chiacchierare sulla villa con qualche amico e fare lunghe passeggiate, vedere cose belle.
Ah, quanto è preziosa la normalità! Certo, normalità può essere anche la malattia ed il disagio, ma non è normale che il destino si accanisca su un individuo così forte e tante volte quante ne ha fatte con mio padre. E così invece che le star, i calciatori, o i personaggi valorosi dei fumetti, è lui il mio eroe, che resiste strenuamente ad ogni colpo che la vita gli schianta addosso, si rialza e continua a combattere per se stesso e i suoi cari.
Mia madre è il mio eroe, che tiene duro e gli sta sempre vicina senza cedere di un millimetro al nichilismo, che tiene unita la famiglia e continua a fare mille e più cose senza lamentarsi mai per la stanchezza. Che non ci fa pesare assolutamente quello che è di certo momento duro anche per lei.
Questo sì che vuol dire essere eroi, in barba a tutti coloro che hanno trovato l'unica ragione di vita nel rendiconto personale, e che vedono il successo in effimere quanto vacue realizzazioni unicamente economiche.
Per me è stato un dovere, un piacere ed un onore condividere con loro anche questi momenti difficili, perchè se l'esperienza non mi ha dato insegnamenti, di certo lo ha fatto il loro esempio. Darei tutto pur di ripetere anche solo in parte quello che i miei genitori sono riusciti a fare, non ho ambizione più grande.
Ringrazio tutti quelli che ci sono stati vicini; la compassione è forse il sentimento più nobile assieme all'amore.
E così io oggi torno a casa e ne sono estremamente felice, anche se ci torno solo a metà, perchè una parte di me rimane qui con i miei genitori, ma presto saremo dinuovo tutti uniti.
Casa. Un bel posto da cui partire e in cui tornare."La tua casa è dove hai il tuo tesoro" c'è scritto da qualche parte. Il mio tesoro è l'insieme di un pò di pezzi sparsi. La mia collina, gli amici, la mia famiglia, la mia Chiaretta.
Un giorno di questi tutti i pezzi torneranno insieme, e quel giorno faremo una grande festa.
Pronti di nuovo ad affrontare gli impegni e le difficoltà e, se riusciremo, a superarle ancora una volta, insieme.
Sono sveglio dalle 6, e ho già esaurito tutte le attività del mattino: fare colazione, andare a correre, lavarsi. Non posso salutare papà perchè il reparto apre alle 12 ed io a quell'ora ho il treno.
Dopo ventidue giorni passati in una città a ottocento chilometri da casa tua, con un caldo soffocante in un appartamento da condividere con degli sconosciuti, sembra quasi un sogno tornare al "focolare". Rivedere il mio amore, il resto della famiglia. Tornare a provare l'ebrezza di stare stravaccati su un divano a guardare la tv. Andare in bagno senza che nessuno provi ad aprire la porta mentre sei dentro. Ma soprattutto tornare con la consapevolezza che un'altra delle dure prove che la vita ci mette difronte è stata per gran parte superata.
Torno con la gioia nel cuore di chi ha visto il proprio padre,e di conseguenza tutta la famiglia, affrontare uniti e determinati l'ennesima tormenta, superandola con la forza dell'amore, dopo aver traversato mille correnti brutali ed aver schivato parecchi oggetti vaganti. Ce ne saranno ancora molti da affrontare, e non sto qui a fare la morale di chi ha la saggezza in tasca.
Non ho imparato nulla da questa esperienza, ma la mia pazienza e serenità sono state messe a dura prova dalla paura, l'ansia e il dolore. Ma ciò che conta infondo è che siamo ancora tutti qui, uniti più di prima, determinati più di prima a godere di ciò che di bello l'esistenza ci riserva. Vogliosi di respirare a pieni polmoni la semplicità della normalità, attendendo col batticuore il momento in cui saremo nuovamente a casa tutti assieme, e potremo respirare finalmente con più pace l'aria buona delle nostre colline verdeggianti, ascoltare quieti la calma del paese, chiacchierare sulla villa con qualche amico e fare lunghe passeggiate, vedere cose belle.
Ah, quanto è preziosa la normalità! Certo, normalità può essere anche la malattia ed il disagio, ma non è normale che il destino si accanisca su un individuo così forte e tante volte quante ne ha fatte con mio padre. E così invece che le star, i calciatori, o i personaggi valorosi dei fumetti, è lui il mio eroe, che resiste strenuamente ad ogni colpo che la vita gli schianta addosso, si rialza e continua a combattere per se stesso e i suoi cari.
Mia madre è il mio eroe, che tiene duro e gli sta sempre vicina senza cedere di un millimetro al nichilismo, che tiene unita la famiglia e continua a fare mille e più cose senza lamentarsi mai per la stanchezza. Che non ci fa pesare assolutamente quello che è di certo momento duro anche per lei.
Questo sì che vuol dire essere eroi, in barba a tutti coloro che hanno trovato l'unica ragione di vita nel rendiconto personale, e che vedono il successo in effimere quanto vacue realizzazioni unicamente economiche.
Per me è stato un dovere, un piacere ed un onore condividere con loro anche questi momenti difficili, perchè se l'esperienza non mi ha dato insegnamenti, di certo lo ha fatto il loro esempio. Darei tutto pur di ripetere anche solo in parte quello che i miei genitori sono riusciti a fare, non ho ambizione più grande.
Ringrazio tutti quelli che ci sono stati vicini; la compassione è forse il sentimento più nobile assieme all'amore.
E così io oggi torno a casa e ne sono estremamente felice, anche se ci torno solo a metà, perchè una parte di me rimane qui con i miei genitori, ma presto saremo dinuovo tutti uniti.
Casa. Un bel posto da cui partire e in cui tornare."La tua casa è dove hai il tuo tesoro" c'è scritto da qualche parte. Il mio tesoro è l'insieme di un pò di pezzi sparsi. La mia collina, gli amici, la mia famiglia, la mia Chiaretta.
Un giorno di questi tutti i pezzi torneranno insieme, e quel giorno faremo una grande festa.
Pronti di nuovo ad affrontare gli impegni e le difficoltà e, se riusciremo, a superarle ancora una volta, insieme.