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lunedì 28 luglio 2014

Recensione: The Clash, "London calling"




The Clash: “London calling”


Il punk senza il punk.
Se è vero che il mio gruppo punk preferito sono i Ramones, è pur vero che Joe Strummer e compagni hanno saputo trascendere le barriere di questo genere, contaminandolo con ska, reggae, rockabilly, blues.
Così il chitarrista degli Who, PeteTownshend, sul loro conto: -“I Clash erano dei poeti. In quanto artisti che lavoravano nel campo della musica erano liberi di esprimere i loro disagi nei confronti del mondo che li circondava. Esprimevano rammarico anche per il fatto che le band che li avevano preceduti (come gli Who) non erano abbastanza militanti”.
In questo senso i Clash sono stati il gruppo più punk rock della storia.
Ma veniamo all’album.
Camuffatomi nei panni di un giornalista di fine anni 70’, con tanto di pantaloni a zampa d’elefante e occhiali con montatura vintage, ho deciso di chiedere un’intervista a Joe su questo lavoro, e lui ha accettato. Quel che segue ne è l’esito:

-Signor Strummer, la ringrazio per aver accettato il nostro invito. Partiamo da una considerazione molto personale. Anche lei crede che questo sia il vostro miglior disco?
-Mi chiami solo Joe. Lei dice che questo è il nostro miglior disco? Non ne ho idea, dovrebbe chiederlo al pubblico, non a me. Io le posso semplicemente dire che di sicuro siamo soddisfatti di questo lavoro. Per la prima volta in tanti anni ognuno di noi ha dato un contributo considerevole alla stesura, e grazie a questo sentiamo di conoscerci molto meglio oggi.
-Va bene joe. La gente la ama. Ama il suo stravagante taglio di capelli, il modo in cui canta, il suo carisma. Come vive tutto questo? Le farà piacere immagino…
-Certo che mi fa piacere! Diffidi sempre di quegli artisti che fingono di disprezzare la celebrità e l’amore dei propri fan. Sono gli individui più egocentrici ed egoisti che possano esistere.
-Ascolterò il suo consiglio. Ma mi dica.. molti vi accusano di essere oltremodo politicizzati nei vostri testi. Prendiamo la title track ad esempio. Non le sembra uno scenario eccessivamente apocalittico?
-Perché, a lei pare che questo in cui viviamo non sia uno scenario apocalittico? Guardi gli U.S.A e l’U.R.S.S. pronti a far esplodere una bomba nucleare, ammazzando migliaia d’innocenti, solo per segnare la propria supremazia. Guardi l’inciviltà che ci circonda, una società dell’arrivismo in cui tutti si sgozzano per raggiungere una finta felicità. La felicità non ha nulla a che fare con i milioni, e mi creda non sono certo uno che confida ancora nelle favole io. Li mandi a quel paese quelli che ci dicono di essere troppo politicizzati. Sono loro troppo insulsi!
-Ma lei di milioni ne guadagna, e anche tanti. Forse è troppo facile parlare da una posizione comoda come la sua, non crede?
-Lei ha ragione, io guadagno bene. Ma non ho mai detto che questo sia un peccato. Dico solo che sono altre le cose fondamentali nella vita di un uomo. Guadagnare è necessario e deve essere un diritto di tutti, cosa che oggi diventa paradossalmente sempre meno vera.
-Già. Torniamo a noi ora. Come definirebbe quest’ultimo lavoro dei Clash?
-Alienante.                                                                                                                                              
-Perché?
-Perché volevamo dipingere un quadro della società in cui viviamo, e questo è il termine che la definisce meglio.
-Bene. Cos’ha di speciale quest’album?
-Bè, direi che è fresco, originale, siamo riusciti ad ottenere un mix di canzoni molto diverse tra loro, ma che si sposano alla perfezione.
-Ecco, qualcuno vi ha criticato per questa facilità di passare da un genere all’altro. Vi ritengono poco punk. Cosa risponde?
- Che possono fottersi! Il punk non è un genere, è uno stile di vita.
-Giusto. Mi vuol citare qualche particolare canzone di questo lavoro?
-Mh, è difficile estrapolarne solo qualcuna, ma tra le mie preferite ci sono senza dubbio London calling, Death or glory, Spanish Bombs ispirata alla guerra civile spagnola, Clampdown e Train in Vain.
-Ottime scelte. Signor Strummer ci rimangono pochi secondi, il mio registratore è quasi scarico…
-Mi chiami Joe le dico!
-Ah certo mi scusi Joe! Le faccio un’ultima domanda. Perché qualcuno dovrebbe ascoltare questo disco?
-Se quel qualcuno è incazzato, e non si vuole arrendere a un sistema consumista e guerrafondaio, farà bene ad ascoltarlo. Ma se gli stanno bene le cose come stanno, che lasci perdere la nostra band!
-Un’ ultimissima cosa… Forse tra qualche anno il mondo cambierà in meglio, e i vostri testi saranno reputati anacronistici, e voi potreste essere accantonati a discapito di gruppi come dire più…
“canonici”!
-Non s’inganni, amico mio. In giro, anche tra venti o trent’anni, ci sarà sempre più bisogno dei Clash.-.

Voto: 9/10