Caro lettore,
io non ti conosco, e diciamocelo, neanche tu conosci me. Nella migliore delle ipotesi sei un mio "amico" che da qualche social network legge queste mie divagazioni.
Ma non sai davvero chi sono, né come sono fatto o quali siano i miei sentimenti più profondi. Allo stesso modo, io non so niente di te. Ma questo potrebbe essere uno di quei momenti in cui ci confrontiamo senza filtri, senza falsi perbenismi, senza subdoli luoghi comuni.
Scrivere è sempre un rischio, e lo è tanto più se decidi di postare i tuoi pensieri in rete. No, non come fa la maggior parte di noi, scopiazzando malamente frasi di grandi autori, accompagnandole con una ridicola foto.
"Il falso sapere da copertina di Facebook" non mi è mai interessato e mai mi interesserà. Questo è un piccolo spazio dell'anima, nel quale mi sento libero di esprimermi, al di là delle convenzioni e di ciò che gli altri possano pensare di me. Sarebbe molto più facile farlo sotto un finto pseudonimo, ma alla fine cosa mi importa? Tu non sai nulla di me, e se pensi di sapere qualcosa e ti sei fatto un'idea sbagliata, questa sarà l'occasione buona per ricrederti.
Ho ventiquattro anni dallo scorso 19 ottobre. Da bambino pensavo che a questa età sarai diventato "grande", avrei vissuto per conto mio, magari con una famiglia mia, con un lavoro mio. Poi sono cresciuto davvero, ed ho capito che la realtà è un pizzico più complicata di come te l'aspetti a dieci anni.
Specialmente per chi è come me. Come?, mi chiederai.
A scuola ci hanno insegnato, o quantomeno qualche anima pia ha provato a farlo, il valore della coerenza, della virtù, dell'etica. Mi domando perché affannarsi in tematiche tanto difficili se poi una volta entrati nel "mondo degli adulti" tutto sembra assumere il valore opposto di ciò che ci avevano detto.
Ed è lì che si crea un conflitto dentro di te, tra ciò che ti hanno sempre passato come buono e giusto, e ciò che invece è in realtà: un mondo dove ognuno cerca di fregare il prossimo, dove le regole sono solo inchiostro su un foglio, dove la falsità vince sull'onestà, dove i poveri pagano per i ricchi, dove ti conviene fare la voce grossa se non vuoi essere schiacciato come un moscerino.
Certo le persone per bene esistono, ma sono rare come le mosche bianche.
E dopo averci infarcito di cotanta grandiosità di ideali, letture della Costituzione, dei diritti dell'uomo, di Kant, Voltaire, Madre Teresa e compagnia bella, da un giorno all'altro ci buttano in questa babele di caproni, dove dobbiamo scornarci per ritagliarci un posticino in quest'esistenza.
No, caro lettore, io non mi tiro indietro. Anche io ho paura, ma quando hai dei buoni motivi per combattere, lo fai fino in fondo. E resisti ai soprusi, alle maldicenze, ai torti che la vita di tanto in tanto ci riserva. Solo che mi chiedo perché continuare a raccontare bugie ai nostri ragazzi? Perché crescerli per il paradiso e poi gettarli in mezzo ad un rogo di fiamme infernale? é ovvio che i più sensibili tra di loro incontreranno crescenti difficoltà ad integrarsi in una sì fatta società.
E poi ci domandiamo esterrefatti come mai i giovani di oggi abbiano tante difficoltà ad inserirsi nel mondo degli adulti, quando la risposta ce l'abbiamo scritta a caratteri cubitali sotto gli occhi: siamo falsi, falsi come i sogni che ci propinano da bambini, false come le storie che ci raccontano i politici in televisione.
Cosa fare allora? Mandare tutto all'aria? No, amico lettore, te l'ho detto io voglio combattere. Non con le armi, non con le molotov, né con i pugni: con la forza della ragione e dell'anima, due cose che troppo spesso sono state messe in contrapposizione nella storia della filosofia, e che invece vanno assolutamente di pari passo. Con la forza delle cose che mi hanno insegnato i miei genitori e pochi buoni maestri, e che vedo realizzarsi giorno per giorno in chi non ha affossato la propria dignità per asservirsi a coloro che ci vorrebbero come un gregge senza pastore.
Con la forza dell'amore, fiamma vitale che guida ogni moto dell'esistenza, con la forza della voglia di vivere di un ragazzo che vorrebbe solo fare il proprio cammino senza calpestare le cose in cui crede. Questa non è utopia, ma richiede di certo un grande sacrificio. Io ho ancora voglia di combattere, caro lettore, e tu?
Non posso cambiare il mondo, ma posso cercare di cambiare il mio mondo. Siamo complici del nostro destino, non padroni, né vittime. Non buttiamo all'aria anche quest'ultima possibilità.