Sì, perché quello del giovane Motta è probabilmente uno dei migliori album italiani del nuovo millennio, e visto che mi ci sono imbattuto quasi per caso, cercherò di far sì che lo stesso destino, un po' meno casuale stavolta, tocchi anche qualcuno di voi.
Chi ha avuto la pazienza e il "masochismo" di leggere qualcun'altra delle mie recensioni, sa bene che la prima cosa che cerco in un album di musica è la sua unità musicale e testuale, il suo essere coeso ed omogeneo, l'impressione di ascoltare dieci, undici canzoni che parlino della stessa cosa, ma che suonino diverse tra loro. Ecco, questo disco ha sicuramente un pregio: dalla prima all'ultima traccia si ha l'impressione di affrontare un unico viaggio a vele spiegate, di attraversare luoghi tra loro simili, ma ognuno con il suo motivo d'essere, ognuno che aggiunge qualcosa di nuovo al precedente.
L'ascoltatore declina a suo piacimento l'interpretazione di un testo o di un'atmosfera, e così mi sono permesso di fare anch'io.
La traccia che dà il nome all'intero lavoro ha accarezzato le mie orecchie con una dolce chitarra acustica, sporcata in parte dalla voce acidula del cantautore: "la fine dei vent'anni è un po' come essere in ritardo". Quanto è vero, anche se ai trent'anni te ne manca ancora qualcuno. Quanto è necessario trovare quel parcheggio di cui parla il buon Motta; poi ci diciamo che "Prima o poi ci passerà", e ce lo ripetiamo ossessivamente, senza renderci conto che invece di trovare soluzione al problema, lo stiamo accentuando. E non basta la bravura poli-strumentale del nostro cantante a far sembrare questa terza canzone un pezzo dal messaggio positivo. "Sei bella davvero" è una ballata romantica solo in apparenza, leggere altre recensioni per capirne il motivo. Non mancano pezzi più tirati qua e là, con la bravura dei musicisti coinvolti e del produttore Riccardo Sinigallia che viene a galla.
Onestamente, però, non ho voglia di sezionare questo lavoro egregio per vendervelo come fossimo al mercato. Voglio solo dirvi che chi dice di apprezzare la buona musica, difficilmente non amerà questo grande disco, soprattutto perché Motta ci ha messo l'anima, oltre che tutta la sua immensa bravura.
L'indecisione, lo spaesamento, l'ansia, le speranze, la tristezza e le paure dei nostri giovani sono tutte racchiuse in questi trentacinque minuti e poco più. Se non avete voglia di leggere le righe di Schopenauer o Kierkeegard, perdete almeno mezz'ora ad ascoltare questa musica. Prima o poi potrebbe tornarvi utile, o quantomeno potreste riscoprirvi un po' meno soli.

