immagine presa da internet
Prendo spunto da un'affermazione proferita da sedicenti professoroni, che ieri sera ho avuto il dispiacere di ascoltare durante una trasmissione televisiva pubblica.
"Nessuno si lamenterebbe se un dirigente guadagnesse 100 volte più di un normale operaio, se questi facesse bene il suo lavoro".
Ebbene mi trovate in assoluto disaccordo con quest'affermazione.
Sin dall'antichità, persone infinitamente più sagge e colte di me hanno asserito e sostenuto che in una civiltà ,che si possa serenamente definire tale, un uomo, per quanto più competente e colto di un altro, non dovrebbe mai arrivare a guadagnare quattro volte più del suo consimile. Partendo dal presupposto che questa misura è sicuramente indicativa e non vada presa in maniera letterale, trovo quantomeno assurdo, se non addirittura vergognoso, che alcuni dirigenti, manager ecc, percepiscano un utile che i dipendenti di questi ultimi non raggiungerebbero nemmeno laddove dovessero unirsi tutti assieme. Per quanto un ruolo di responsabilità debba essere remunerato proporzionalmente alla sua rilevanza, come è giusto che sia, è immorale e disumano creare differenze di tale portata, che non fanno altro che inasprire una tensione sociale tra gli individui, già di per sè altissima.
Parliamo di risolvere i problemi della comunità, dalle migrazioni alla mancanza di lavoro, ma come si può convivere civilmente se alcuni continuano ad arricchirsi in maniera spropositata sulle spalle della povera gente?
Il merito va premiato, cosa che in Italia ovviamente non accade, ma bisognerà anche rendersi conto che è deleterio per una collettività creare delle disuguaglianze così abnormi. Non può esistere giustizia in un posto dove un muratore e un insegnante guadagnano milleduecento euro al mese, e i direttori di un canale televisivo percepiscono almeno dieci volte tanto, per non parlare poi di alcuni manager che arrivano a centuplicare questa cifra.
Dal mio punto di vista un paese civile è quello in cui si rispetta la dignità del lavoro e dell'individuo, particolare che nel nostro occidente viene troppo spesso accantonato. Si tratta di una questione umana prima ancora che economica e sociale: chi fa di più, guadagni di più, ma di quanto? e soprattutto, chi fa di più?
Lasciare una libertà eccessiva al mercato non solo ha dimostrato tutti i suoi limiti e le disastrose conseguenze che ne possono conseguire, ma rischia addirittura paradossalmente di annullare la libertà stessa dell'individuo, come peraltro accade ormai da più di un paio di secoli a questa parte.
Forse non esistono più le classi sociali, l'aristocrazia, la borghesia, e il proletariato per come li si intendevano un secolo addietro. Non esiste più la monarchia nè un regime totalitario, perlomeno qui da noi; ma alla dittatura degli uomini si è sostituita la dittatura del danaro, che incontrollabile e svincolata da ogni regolamento o principio decide della vita di milioni di persone. E dietro al danaro c'è sempre qualcuno pronto ad arricchirsi a discapito di qualcun'altro che pagherà per lui le colpe che non ha mai avuto. Questo crea tensione, disordine, disuguaglianza, rabbia.
Basterebbe poco per migliorare la situazione attuale, basterebbe proporzionare i guadagni all'effettivo lavoro che ciascuno svolge, senza che questi superino in maniera così sregolata quelli di un altro lavoratore, tanto da rubargli la giustizia sociale e la dignità. Ma a qualcuno tutto questo non sta bene, perchè esistono da sempre e forse sempre esisteranno, i lupi e le pecore. Solo che le pecore non sono poi tanto sciocche come tanti vanno blaterando, forse sono solo più deboli, o magari più corrette. Quello che da sempre manca ,invece, sono dei buoni pastori che ne salvaguardino l'integrità.
Vi apparirà strano, ma nel nostro mondo quelli che dovevano essere i pastori sono diventati dei lupi affamati, e sguinzagliano i propri cani contro il loro stesso gregge.
Tutto questo è assurdo e, se solo si avesse un minimo di conoscenza e lungimiranza, anche i lupi si renderebbero conto che senza il gregge non avrebbero più nulla da mangiare.

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