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mercoledì 23 settembre 2020

L'unico Viaggio che non puoi evitare



"Mi credevo un idealista, è così che uno chiama i propri piccoli istinti vestiti di paroloni." 

Ora cerco di leggerli, alcuni libri. 
Una volta credevo che bastasse tenerli in bella vista su uno scaffale per fingersi più intelligenti, più esperti della vita. Mi ci davo un tono, insomma. Per un po' ho addirittura sinceramente creduto che bastasse studiarli, quei balordi, per immagazzinare pezzi di consapevolezza.
Adesso basta che mi facciano compagnia.
Viaggio al termine della Notte di Céline me ne ha fatta per un bel pezzo. 
Dapprima mi guardava torvo da una mensola nella mia camera, ma io lo ignoravo: avevo diciassette anni e  se proprio dovevo leggere preferivo farlo con qualcosa di più immediato e conciliante, Siddharta ad esempio. Mi intrigava però quel titolo, quell'autore "controverso". 
Sono trascorsi oltre dieci anni prima che riuscissi ad intraprendere quest'emozionante traversata tra gli spasmi del 900' ma, è banale dirlo, ne è valsa la pena.
Nessun libro come questo ha saputo restituirmi un vivido ritratto del secolo scorso, frammentato, turbolento, sboccato, claudicante, ringhioso, ma più di tutto sincero, autentico.
Questa qualità, di cui tanto pecchiamo noi uomini, mi pare la più difficile da riscontrare ancora oggi.
Un filo conduttore conduce dalle ultime pagine di questo capolavoro ai giorni nostri, in cui si sono forse modificate le modalità, le forme, ma non la sostanza dei problemi esistenziali tra cui Bardamu, protagonista del romanzo, ruzzola rocambolescamente.
Ma non voglio certo insegnare nulla a nessuno io, non ho nulla da insegnare. Spero solo che qualcun altro di voi là fuori, possa godere, come io ne ho goduto, della compagnia inestimabile di queste parole, di queste percezioni, di queste fascinazioni.
Che dopo tutto, in un modo o nell'altro, siamo tutti viaggiatori: camminiamo sul crepuscolo delle nostre coscienze, barcollando di qua e di là. Se solo capissimo che percorriamo lo stesso tragitto verso la stessa meta, smetteremmo di metterci gli sgambetti a vicenda, di giudicare, di fare le gare. 
Céline ora si sarebbe fatto una grassa risata. 
Ridi, amico mio, le tue parole come ben sai non mi hanno insegnato niente, ma mi hanno fatto star bene.

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