Oggi, paradossalmente,
sono molto più insicuro di quando ero ancora un adolescente. “The more you see, the less you know”, c’è
qualcosa di terribilmente vero in questa frase banale. Almeno nel mio caso.
Le “chiacchiere vuote”
hanno perso rilevanza nel mio modo di intendere le cose, ed ha acquisito enorme
preponderanza “il fare”. Ho smesso di idolatrare i miti della parola scritta, della filosofia,
del pensiero, ed ho cominciato a spostare la mia attenzione sulla gente che
fatica ogni giorno, e che con il suo sudore conduce un’esistenza “normale”, ai
limiti della banalità. Una vita fatta di sacrifici incastonati con momenti di
tenerezza ed effimera gioia. I miei eroi sono i padri e le madri di famiglia
che lavorano, crescono la propria prole, si divincolano tra le redini di una
società ingarbugliata e fatua.
Che senso ha occuparsi
di ciò che va oltre queste tematiche?
Qui, tra questi anni
di vita spesi nell’ordinaria routine del lavoro (o della sua ricerca), dei
lutti, delle nascite, delle tasse da pagare, degli esami da superare, delle
malattie da affrontare, si cela tutto ciò che di più alto e basso possa esserci
nell’animo umano. Non mi interessano le storie straordinarie, mi interessano
quelle ordinarie, quelle che tutti potremmo avere.
Ecco perché non scrivo
più tanto, e come prima: le parole non mi attraggono quanto una volta, i fatti
le schiacciano con il loro peso inevitabile.
Mi sveglio ogni
mattina, e mi chiedo come possa migliorare la mia vita, e quella di chi mi sta
attorno: non trovo risposta più adeguata se non quella di sforzarmi, di fare,
di esserci nei momenti brutti e in quelli belli. Esserci, come una roccia che
resiste tra le violente onde di una mareggiata, che si sgretola sì, ma poco a
poco, senza lasciarsi spezzare. Non ho ambizione più grande che essere quella
roccia.
Le verità assolute ed
elevate le lascio a chi ha bisogno di carezzare
il proprio ego: le persone di cui ho stima sono quelle che percorrono una via disseminata
di buche da saltare, e dossi su cui salire. E in questa vita “la verità” la si
scopre passo dopo passo, incontro dopo incontro, risalita dopo caduta, e non è
un insieme di piccole o grandi rivelazioni, ma la sintesi di un travagliato
percorso personale, prima ancora che attraverso il mondo, dentro se stessi.

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