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lunedì 14 settembre 2015

U2, "The Unforgettable fire"




Tra i vari album degli U2 "The Unforgettable fire" è quello che a mio parere rappresenta più di tutti gli altri l'anello di connessione tra gli esordi più marcatamente "New Wave" e il rock epico che venne dalla fine degli anni ottanta in poi.
Questo è il motivo per cui tale disco è stato da me completamente rivalutato, sino a rappresentare la nascita, e per certi versi anche la fine, del sound più autentico della band di Dublino.
Perchè? Cerchiamo di scoprirlo assieme.
Se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di ascoltare i primi tre album uduìani, quella che io ho deciso di chiamare "la trilogia del bambino", noterà un netto cambiamento già dalla prima traccia di questo nuovo lavoro: "A sort of homecoming" è un pezzo decisamente atipico nel panorama rock dell'epoca. Ritrae perfettamente lo stampo impressionistico dell'intero album: melodie che prendono il sopravvento su una struttura canzone solamente abbozzata, quasi a non voler essere troppo precisi, lasciarndo una sorta di interpretazione libera al pubblico. Il "furor" dell'artista pare surclassare la necessità di fermi canoni descrittivi, e così invece che un semplice strofa-ritornello ci ritroviamo ad ascoltare un inesorabile incedere che diventa sempre più appassionato e grandioso.
Si tratta del ritorno dei nostri ancor giovanissimi dublinesi verso le vie della loro Irlanda, alla propria intimità artistica, dopo aver esplorato soprattutto attraverso "War" un rock più muscolare e politico.
Ciò non sarebbe nemmeno lontanamente immaginabile senza l'apporto unico della chitarra di The edge, che assume qui quel ruolo cruciale che rappresenterà per tutta la musica degli anni ottanta. Più che di un chitarrista, il capelluto ragazzo della Mount Temple School prende le sembianze di un pittore che lancia pennellate di colore sulla tela fabbricata dal basso di Clayton e dalla batteria di Larry. Usa il riverbero, il delay, il chorus, semplici note piuttosto che accordi, ricamate tra loro tanto da costruire un perfetto intreccio.
Arriva "Pride" e pensi che si torna agli U2 dei vecchi tempi, quelli delle canzoni da tre, massimo quattro minuti, con uno sfondo fortemente radicato nell'attualità. E in effetti la canzone parla dell'omicidio di Martin Luther King e gli rende omaggio con un appassionato canto: Un uomo nel nome dell'amore. Ma gli stilemi non sono più quelli di un tempo, e alla rabbia punk (che pur rimane intatta nella voce di Bono sul ritornello) si è sostituita ormai una versione più universale del concetto canzone, decisamente più Pop. Un Pop colto e raffinato, ma pur sempre incisivo e diretto. Non è un caso se almeno fino al 1987 questo brano rappresenterà la hit di maggior successo per i quattro giovinetti della Northside. Un inno puro e semplice declinato in canto popolare accessibile a tutti. (Sia ben chiaro, niente a che vedere con il Pop scevro di oggi).
Ma se dovessi scegliere un pezzo che più di tutti rappresenta quest'album, un consiglio per l'ascolto diciamo, vi citerei senz'ombra di dubbio la folgorante "Bad".
Il tema dell'abuso di droghe e delle problematiche che ne possono discendere viene qui toccato più che con le parole, con la musica. La canzone parte con un semplicissimo fraseggio dell'"uomo col cappellino", che solo lui poteva riuscire a trasformare in un "must" per tutti gli appassionati di chitarra: un paio di accordi diventano l'apertura sinfonica, oseri dire, del brano. L'effetto "eco e  ritardo" pensato da Edge la rendono unica, facendo apparire ciò che sarebbe banale esageratamente ricercato. E se credete che sia facile, provate a rifarlo!
La canzone prosegue poi in un continuo incessante incedere, in una scalata impervia verso l'alto, verso il divino, con cui Bono sembra voler dialogare con le sue debordanti ripetizioni nel finale. Non è un caso se nel Live Aid del 1985 la canzone arriva a durare oltre dieci minuti, togliendo spazio alla più famosa Pride, con un Paul Hewson scatenato ed il resto del gruppo che sta quasi per abbandonare il palco. Ma alla fine Bono fa cenno di chiudere il pezzo, e dalla platea  arrivano applausi scroscianti: è la consacrazione definitiva degli U2 nell'Olimpo del rock, e da quel giorno Bad verrà suonata quasi sempre dal vivo come cavallo di battaglia.
Una cazone strana che rappresenta un album decisamente strano, ma intrigante. Dove si assapora la maestria "ambient" di Brian Eno (vedasi Promenade o 4th of july), ma anche la verve spirituale e allo stesso tempo viscerale dei giovani U2 (The unforgettable Fire, MLK).
I nostri ragazzi non dimenticano comunque da dove vengono e gli ideali che li hanno ispirati, regalando una nuova perla a Martin Luther King : MLK è un canto sognante, una vera e propria ninna nanna che chiude il disco in maniera soave, augurandosi che il reverendo al quale "hanno preso la vita, non potendo togliergli l'orgoglio" riposi finalmente in pace sotto una dolce pioggia autunnale.
E il fuoco indimenticabile altro non è che il fuoco della bomba atomica sganciata su Hiroshima, e che in quegli anni (1984-85) a causa della Guerra fredda si sarebbe potuto veder brillare nuovamente, con tutta probabilità. Gli U2 si schieravano dall'altra parte della barricata, con quelli che la guerra non la volevano, con chi stava con i più deboli.
E allora ecco che i quattro ragazzi fotografati davanti allo Slane Castle (dove è stato in parte registrato il disco) si avviano a diventare delle star mondiali, e non li ritroveremo mai più con questo mix di carica artistica e genuinità.
Faranno canzoni più belle, dischi più completi ed ispirati, ma mai più così poco a fuoco e quindi così da scoprire, come questo The Unforgettable Fire.

mercoledì 9 settembre 2015

Arrivederci filosofo!

A volte ci si sente quasi in colpa a rivelare i più intimi sentimenti ad una "macchina". Un computer non ha in se il romanticismo di un'Olivetti, nè l'animo di una persona.
Eppure se si vuole che qualcuno legga e conosca i propri pensieri oggi è quantomai indispensabile condividerli sulla rete, quantomeno se chi li scrive non ha a disposizione un giornale o un editore, come me.
Che ci posso fare, l'autocommiserazione ha sempre esercitato un forte fascino sul mio ego!
Quando ho deciso di creare questa sottospecie di blog ero molto indeciso, perchè per indole sono abbastanza restio ad omologarmi ai moderni mezzi di comunicazione. Non è per fare lo snob, è solo che non ci trovo davvero nulla di romantico in quello che sto facendo. Sentenziare la propria opinione e sdoganarla ai quattro angoli del creato, utilizzando un mezzo che alcuni adoperano per adescare minorenni e fingersi qualcun'altro, ed altri per fare la telecronaca di ogni singolo minuto della propria giornata (che poi a noi, che cosa diavolo ci interessa di cosa hai mangiato oggi, di che vestito hai messo, di quel cavolo di stato che hai scopiazzato da qualcun'altro che a sua volta lo aveva scopiazzato da Leopardi, Nietzsche o chi per loro!) come se fosse la verità in terra è quantomeno ridicolo. Ecco perchè mi sento in colpa.
Non ho nessuna qualifica o esperienza particolare che mi permetta di saperne più di qualcun'altro su questo o un altro tema.
Il fatto che pressochè ogni individuo abbia la possibilità di esprimersi e confrontarsi con i propri simili è una cosa eccezionale, non mi fraintendete. Il problema è che pretendiamo tutti di essere dei saggi, ma in realtà non lo siamo, e di certo io non lo sono. Dunque mi chiedo se valga la pena scrivere queste cose e poi condividerle sui social network; è ovvio che sia una contraddizione, il mondo ne è pieno.
Ad ogni modo, in un primo momento avevo pensato di dedicare questo mio spazio unicamente alla musica, così da non incappare nell'errore che sto compiendo ormai da un pò, ovvero sciorinare brandelli di presunta "sapientia" come sto facendo adesso. Lo facciamo tutti e pretendiamo di poterlo fare, ma infondo più ci penso e più mi sembra una gran bella cazzata.
Al di là di queste inutili paranoie c'è una questione molto più concreta dietro questo mio vagheggiare.
Le cose importanti perdono peso se ognuno può fingersi maestro di ogni cosa. Se tutti ci sentiamo scrittori, poeti o artisti, svalutiamo e sminuiamo quelli che lo sono realmente e che dicono cose rilevanti.
Fare un blog del genere può andare bene per chi ha la presunzione di sentirsi migliore degli altri o magari lo è, o l'illusione di saper scrivere, descrivere, raccontare, pur essendo un cronista da quattro soldi.
Non per me.
Non mi sento nè tanto bravo, nè così inutile da ammassarmi in questa miriade di voci.
Ed è per questo che ho deciso di tornare a quella che era la "missione" originaria di questa pagina, ovvero parlare di qualcosa che può essere del tutto opinabile poichè legata ai gusti personali: la musica.
Non mi sento di non scrivere più nulla almeno per ora, più che altro perchè questo per me è davvero un bel passatempo.
Qunindi con questo post dico ironicamente addio al mio ego più ambizoso, almeno pubblicamente. Sono certo che nessuno ne farà una tragedia (anche se lo ammetto, un pò mi farebbe piacere!).
Arrivederci filosofo!!!


martedì 1 settembre 2015

Il Molise che non esiste

Mentre gran parte della gente con cui parlo non fa altro che denigrare ,dopo profondi sospiri, la terra sulla quale poggia i piedi, mi rendo sempre più conto di quanto io sia stato fortunato a nascere in questo lembo di terra aspra e scoscesa.
No, non di certo per le opportunità economiche (pressochè nulle) che questo posto mi riserva.
Forse un giorno mi toccherà andar via per guadagnarmi di che vivere, e premetto che questo post non è rivolto a coloro che se ne sono andati per esigenze lavorative o familiari. Vi stimo per la vostra forza e il vostro coraggio. Ci vogliono entrambi per affrontare una nuova vita in un posto diverso e con persone diverse da quelle con cui si è cresciuti. E questo scritto non è rivolto nemmeno a coloro che hanno scelto deliberatamente uno stile di vita diverso, magari più "al centro del mondo". Ognuno ha i suoi punti di vista, ed il mio vale quanto quello degli altri.
Mi rivolgo alle persone che si scagliano contro questa regione nel senso fisico della parola, e non in quello politico e sociale. Salvo poi ritrovarli sempre qui a sdoganare le proprie lagne durante le ferie o le festività. Dico io, ma non ci tornate allora! Sembra che voi vi annoiate di continuo. Vi annoiate se c'è un concerto, se si mangia fuori, se c'è un convegno, se si fa due passi, se si sta al bar, se c'è il torneo di calcetto!
Se invece siete a Milano, Torino o Roma tutto d'un tratto non vi annoiate più. Certo, ci sono migliaia di posti bellisimi da vedere lì.... ma voi non li frequentate. Ci sono eventi culturali di tutt'altra portata... ah, non partecipate. Non so andrete in giro per musei, mostre, vedrete partite, frequenterete circoli culturali, incontrerete gente di ogni sorta ampliando le vostre vedute... Come? Ah, state solo con la vostra coinquilina che è anche lei di Roccapipirozzi, e poi mi sputate nel piatto dove avete mangiato per una vita e continuate a mangiarci tutt'ora!? Ma allora cos' è che fate a Milano che non possiate fare anche a Campobasso??
No, vabbè... Cioè fate shopping e andate in discoteca??!! E ci credo che vi annoiate. Non è il posto in cui state, siete voi che siete noiosi, noiosissimi.
Poi per quanto riguarda il lavoro, la vera piaga dell'attualità ed in particolare del nostro Molise.
Vogliamo dare la colpa ai paesini e alle colline se qui non c'è lavoro? O è forse colpa degli uomini e di una certa mentalità a mio parere miope e ultra-capitalista che concentra le opportunità lavorative solo nei centri agglomerati?
La verità è che non si è mai voluto valorizzare questo territorio, che certamente avrebbe bisogno di un modello di turismo del tutto differente da quello che è in atto in grandi centri culturali quali Roma ecc. Una forma di turismo estremamente più sostenibile e di "nicchia", che affiancata ad un ottimizzazione e rivalutazione della produzione eno-gastronomica, e quindi in prima istanza agraria, sono sicuro porterebbe la nostra piccola regione ad un radicale miglioramento delle condizioni attuali.
Ma i ragazzi se ne vanno, molti di quelli che restano parlano male della propria terra, e si limitano a blaterare vacue polemiche da bar senza fare in effetti nulla per cambiare lo stato attuale delle cose.
Io amo l'orizzonte che vedo dal mio balcone. Ne ho visti molti, ma nessuno è così bello. Quell'aria fresca, le campagne, le nostre montagne, il nostro cibo, le nostre tradizioni.
Scoprire il mondo è una cosa unica; viaggiare e fare esperienze è un passo cruciale nell'esistenza di un individuo. Ma mio nonno non si è mai mosso da qui, eppure è stato e rimarrà uno dei miei più grandi esempi di vita.
Infondo il mondo è un posto piccolo, se ci pensate bene. E non c'è bisogno di girarlo tutto per capire che ogni luogo ha i suoi pro e i suoi contro.
Anche io voglio vederlo questo mondo. Assaggiarlo, conoscerlo per bene. Ma dovunque andrò, casa mia rimarrà sempre questo piccolo paesino, con i suoi abitanti, alcuni invadenti ed invidiosi ma molti altri simpatici e di buon cuore.
Ebbene sì, amo anche il silenzio del paese e il suo volto malinconico quando ad ottobre è il periodo delle castagne e, facendo un giro in villa vedo pochi anziani parlare goliardicamente.
Amo assaporare un bicchiere di vino nostrano davanti ad un focolare con pochi amici. Amo sapere che quando metto il naso fuori dalla porta non mi aspetta una miscela di gas tossici e tubi di scarico ma un'aria tutto sommato ancora pulita. Amo i tempi morti di questo paese, perchè quando non si sa cosa fare bisogna inventarsi qualcosa.
Certo, quanti difetti, quante cose che non vanno. Se non fossi a trenta chilometri da Campobasso forse mi annoierei dopo un pò. Ma diavolo, la vita è anche noia, e nel caso qualcuno di voi non lo avesse ancora intuito l'eccesso d'inquietudine fisica e mentale porta alla noia a sua volta, ma una noia diversa e molto più pericolosa.
Come dite? Ah, a voi piace andare in disco tutte le sere, tuffarvi in mezzo alla "movida", strafarvi di cocktail e magari di qualche pastiglietta per poi finire in casa col primo che vi capita, che magari si approfitterà anche di voi, per poi risvegliarvi storditi alle 6 del pomeriggio, prendere un'aspirina e ricominciare tutto daccapo??! Non c'è problema, andate pure, io me ne sto qui ad annoiarmi sotto un cielo ricolmo di stelle scintillanti, a fare due chiacchiere con i miei pochi amici e con la mia ragazza, magari sorseggiando un buon vinello, nella speranza di rincontrarvi, così magari un giorno mi spiegherete cosa avete trovato di così speciale al di là di queste verdggianti alture, che non si celasse già nel profondo del vostro animo.