Sei nato con una malformazione all'aorta che fin da piccolo ti ha creato problemi.
A soli due anni mangiavi pochissimo e i nonni temevano potessi non farcela, tanto che, una volta ricoverato all'ospedale, la nonna fece voto alla Madonna di Loreto: se ti fosti salvato, ti avrebbe fatto la comunione presso il celebre santuario a lei dedicato.
Spesso mi raccontavi del regalo che ricevesti in quella occasione: una serie di offerte che tanti altri malati in attesa di guarigione ti fecero durante la messa.
Poi sei cresciuto, a scuola ti chiamavano "lo scoiattolo" perché saltavi sui banchi e sgusciavi tra le gambe dei compagni; di tanto in tanto, più in là negli anni, saltavi le lezioni preferendogli il club che avevate fittato con altri amici.
A soli nove anni dei ragazzi ben più grandi di te, affascinati da quella voce bianca che sentivano sovente risuonare in una via Garibaldi non ancora così caotica, ti chiesero di cantare per il loro gruppo. Conserviamo ancora oggi la foto di quel tuo primo concerto: eri un bambino, ma la musica scorreva già nelle tue vene.
Per i diciott'anni dei tuoi figli hai organizzato, com'è consuetudine al giorno d'oggi, delle belle feste al ristorante, con musica, tanto cibo ecc.
Per i tuoi diciott'anni anni, invece, nonno ti donò 500 lire con le quali offristi delle succulente aragoste alla crema a 4 o 5 dei tuoi amici più stretti. Parlavi di quei dolci come del regalo più bello che avresti mai potuto ricevere.
Mi hai insegnato l'impegno, la dedizione, la serietà sul lavoro e nella vita. Il tuo lavoro lo amavi profondamente, così profondamente che non ti bastava essere il custode del castello, il castello lo avevi studiato in ogni suo minimo dettaglio, sui libri di notte, sul campo di giorno, dalla voce viva di tutti gli studiosi che lo hanno analizzato. E lo raccontavi, donandolo ai visitstori, come solo tu sapevi fare.
Sapevi essere duro e dolce ad un tempo, hai resistito con coraggio a tutte le batoste che la vita ti ha riservato. Due operazioni a cuore aperto, ictus, crisi epilettiche, e ti sei sempre rialzato. Alla fine un altro ictus ti ha portato via ("Free at last, they took your life, they could not take your pride").
Voglio solo che tu sappia che anche io voglio resistere, resistere alle angherie di questi tempi bui, alla pandemia, alla guerra, alla paura.
Non sono bravo a divincolarmi in una società così complessa come lo sei stato tu, ma resistere, caro papà, è sempre stata la cosa che mi viene meglio.
In questo ho avuto il miglior esempio possibile.
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