Diverso tempo addietro ho avuto il piacere di imbattermi in un bel documentario intitolato "Searching for sugar man".
Il "docu-film" in questione trattava dell'epopea che due fan sudafricani avevano intrapreso per rintracciare, o almeno conoscere le sorti, di un cantautore americano molto apprezzato nel loro paese d'origine: Sixto Rodriguez.
Quest'ultimo era stato dato per suicida, ma i nostri giovani supporters non si sono persi d'animo, e non solo sono riusciti a scoprire che Sixto era ed è ancora vivo e vegeto, ma hanno avuto modo di svelargli il suo crescente successo in Sud Africa, regalandogli una sorta di seconda vita, parallela a quella di operaio dei sobborghi di Detroit.
Ebbene si, Rodriguez non era affatto a conoscenza della sua celebrità, in quanto in America i suoi fantastici due dischi non avevano venduto più di qualche copia.
Mi sono appassionato a questa storia e a questo personaggio.
Innanzitutto perché trovo le sue composizioni colme d'ispirazione e di quella malinconia empatica, che solo i grandi artisti possono avere. Ma poi, anche perché Sixto Rodriguez rappresenta una sorta di riscatto per tutti coloro che non ce l'hanno fatta, per tutti coloro che non ce la faranno mai.
Il mondo è pieno di gente capace, di poeti, scrittori, musicisti, artisti in genere che non sono mai stati baciati dal "successo", pur avendoci provato.
Sixto (chiamato così poiché sesto bambino nato dai suoi genitori) sembra non essere molto interessato al successo; è un tipo schivo, oggi ha più di settant'anni e di tanto in tanto tiene qualche concerto in giro per il mondo. Non si è mai atteggiato a star, e ancora oggi, vedendolo, pare di aver difronte il figlio di un immigrato messicano, discendente da qualche nativo americano, che non sa vestirsi bene.
Proprio questo è il motivo per cui mi piace quest'uomo. Ha fatto della sua arte l'obiettivo di una vita, senza esserne riuscito a cavarne un dollaro, almeno fino a qualche anno fa. Un fallito, direbbe qualche arrivista dei giorni nostri. Il figlio di un "giusto errore", dico io.
A differenza di Rodriguez centinaia di grandi artisti muoiono senza veder riconosciuto il proprio talento. Il talento non è merce, e purtroppo non sempre in molti decidono di "acquistarne" i "prodotti".
Sfrutto questo post per consigliare, a chiunque ne abbia voglia, di cercare il vero talento, che sia dentro o fuori di noi; di riconoscerlo, di apprezzarlo. Di non lasciarlo morire invano. Che poi questo ci permetta di vivere da nababbi, bé è tutta un'altra storia.
Solitamente tutto ciò che è quantificabile economicamente, ha un valore piuttosto esiguo nella vita dell'uomo.
E poi, chi lo sa, potrebbe capitarvi di fare la bella "fine" di Sixto Rodriguez...
Intanto, non lasciate che il vostro talento vi scivoli tra le dita.

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