L'estate è fulcro di incontri, e di lunghe passeggiate sotto al sole, di chiacchiere assetate spese nella ricerca del riparo salvifico di un albero sotto il quale sostare.
L'estate non è la mia stagione preferita. Non c'è una stagione che preferisco, ogni tempo ha qualcosa di buono e cattivo da raccontare. Di certo, però, la bella stagione è quella dove faccio meno fatica a condividere le giornate con altre persone, conosciute o meno, vuoi per motivi semplicemente metereologici o "logistici". E dunque l'estate è anche fucina di ragionamenti sciorinati con la maestria di un vecchio pantofolaio che ha speso l'inverno passato ad immaginare le risposte alle domande che gli avrebbero potuto fare, e i quesiti ch'egli stesso avrebbe potuto porgere al proprio interlocutore.
Ecco di seguito alcune riflessioni che il caldo vento estivo porterà via con sé.
Sull'arte e l'artista
Un artista è solo colui che riesce a vivere del proprio "lavoro"? L'arte si può imparare?
Di questo parlavamo ieri con un amico, e a me la risposta pareva e pare più che ovvia: no. Ho sempre percepito l'arte come qualcosa di "magico", che non può essere costruito nel tempo. Certo, possono essere immagazinati ed affinati gli strumenti che ci aiutano a partorire un'opera d'arte, che sia un libro, un dipinto, una canzone. Ma quella scintilla che arde nell'animo dell'artista, quella non può insegnarla nessuno. Quella devi averla dentro, e deve bruciare nel tuo cuore e nel tuo stomaco fino a costringerti a tirarla fuori. Che poi venda, o che si decida di venderla, bé è un'altra storia. Una persona più in gamba di me ultimamente mi ha ricordato qualcosa che stavo dimenticando: "la bellezza non ha bisogno di fare rumore". L'arte non ha bisogno di fare rumore.
Sul Molise e i molisani
Durante queste settimane arse dal sole ho ascoltato, più che mai, discorsi sulla nostra regione e sulla mentalità di noi molisani. Cosa volete che ne sappia io della mentalità dei molisani, faccio fatica a capire anche la mia di mentalità. Quello che posso dire è questo: il Molise è ,e sempre sarà, la mia casa. Esco dal balcone di casa mia ogni mattina e assaporo pezzi di vita. Nessun lavoro, nessuna remunerazione in nessuna splendida ed abnorme città potranno mai restituirmi quello che mi ha regalato questa terra. La libertà, è prim'ancora che un diritto, un sentimento. I problemi che affondano le radici in questa terra aspra potranno ammalare i cuori degli uomini, ma non intaccheranno la libertà che trasuda da ogni pietra di questo luogo. Troppo spesso ci dimentichiamo che ci sono tematiche che vanno ben oltre i nostri problemi quotidiani. In quanto alla gente poi, con tutti i difetti che ha il molisano medio, provinciale, perbenista e bigotto, disinformato e pigro, state pur certi che in giro per il mondo, e nella nostra amata Italia, si trova molto di peggio. Meglio essere "buoni e fessi" che "furbi e stronzi". E Amen!
La colpa è della gallina o dell'uovo?
La colpa è la nostra, è di tutti, nessuno escluso. Mi riferisco alla difficile contingenza socio-economica che s'è venuta a creare nella nostra nazione, e nella mia terra.
Basta scaricarsi le responsabilità addosso l'un l'altro: ognuno di noi ha qualcosa per cui chiedere perdono a Dio o chi per lui, qualcosa per cui tentare un rimedio. Alle istituzioni spetta il compito ed il dovere di dare gli strumenti, di mettere gli individui nelle condizioni di poter partecipare e di poter scegliere. Agli individui spetta la non meno onerosa responsabilità di vivere in maniera civile e consapevole, e di sfruttare al massimo le proprie capacità intellettuali. Di spendersi in questa vita, perché non credo ve ne sarà un'altra in cui recuperare.
So bene che non faccio abbastanza. So bene che devo impegnarmi di più. Combatto notte e giorno per migliorare e migliorarmi, spesso con scarsi risultati, ma combatto. Non sarà forse il caso che chi ha più potere, decisionale ed amministrativo, rispetto a me, cominci a fare lo stesso?
La gentilezza, la giustizia, la solidarietà, l'onestà valgono più del profitto, della realizzazione personale. Ho letto che siamo degli animali sociali, ma ho paura che qualcuno ci voglia semplicemente animali, ed inoltre molto più spietati di quanto un qualsiasi altro essere vivente possa essere. Io non ci sto a questa deriva, a costo di deragliare, a costo di pagare sulla mia pelle il conto.
Ad occhio e croce, e lo dico da semplice uomo di provincia, più che la mentalità arretrata dei molisani, credo che il problema sia la mentalità iper-individualista e tutta proiettata al profitto incondizionato e senza regole, diffusa un po' in tutto il mondo. Almeno nel "mondo ricco e sviluppato", grazie alle terre e alle persone che ha sfruttato. E se pensate che questa sia retorica buonista, vi invito a riflettere profondamente sulla questione. Non si sa mai che possiate tornare a sentirvi parte di qualcosa che si chiamava società civile, e che io oggi definirei la società del "fregami tu, che sennò ti frego io".
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