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venerdì 18 novembre 2022

Verso te

La vita ci offre molti modi di esternare quello che siamo.
Per me, negli ultimi anni almeno, la questione centrale è sempre stata quella di mirare ad una sorta di equilibrio, un atteggiamento che non contraddicesse i valori cui sono legato e che allo stesso tempo mi permettesse di tirare avanti facendo i conti con le storture della realtà quotidiana.
L'equilibrio è sempre precario, così come la verità è sempre un passo avanti rispetto al nostro approdo, ma ciò che conta davvero, l'unica cosa che conta davvero nella vita, è sforzarsi costantemente di tendere all'equilibrio, pur sapendo che non sarà mai compiutamente e definitivamente nostro.
Così facendo si può riuscire, in ogni momento della nostra esistenza, a migliorarsi, fosse anche di poco.
Quando spesso si dice che la vita è movimento, questo è ciò che intendo per quel movimento: scostarsi, anche solo di mezzo passo, verso la rappresentazione ideale che ci siamo dati di noi stessi. Tale obiettivo dovrebbe essere la bussola della nostra esistenza, la sola compiuta realizzazione che ci è concessa.


domenica 31 luglio 2022

Dei lavori che (quasi) nessuno vuol fare, ma che (quasi) tutti vogliono che qualcuno faccia

Ogni tanto mi capita ancora di riflettere, una pratica molesta che ho cercato, invano, di abbandonare negli ultimi anni.
Certamente avrete  avuto modo di ascoltare, se non dire, "eh ci sono dei lavori che nessuno vuol più fare!"
Dal panettiere, al muratore, dall'allevatore al fabbro e così via.
In effetti, pur non avendo dati ufficiali alla mano, anche a me pare che alcuni di questi impieghi siano messi da parte per ambire a posti più remunerativi, o semplicemente più comodi.
Senza entrare nel merito della polemica circa il se e quanto tali occupazioni possano essere appetibili, mi preme in questa brevissima osservazione notare che, ogni qualvolta un mio interlocutore si lamenta delle carenze di suddette figure professionali, ovviamente condendo le sue dissertazioni con valutazioni spregiative di colui o colei che non ha portato avanti l'attività per mancanza di volontà, voglia, coraggio ecc., egli (il mio interlocutore) non ha mai nemmeno lontanamente tentato di avviare un laboratorio per la panificazione, non ha preso con se un piccolo gregge da curare ogni mattino, e tantomeno ha ritenuto opportuno fare un mestiere che implicasse particolari sforzi fisici.
Ecco, questo giusto per evidenziare una deriva che troppo spesso ci contraddistingue, ovvero il parlare, o per meglio dire blaterare, senza alcuna cognizione di causa, stigmatizzando ogni decisione altrui.
Mi piacerebbe tanto un mondo in cui tutti si strappino i capelli per fare i panettieri, ma non posso certo inculcare in qualcun altro una volontà che non mi appartiene, né posso pretenderla da lui.
Insomma, pensiamo a fare bene il nostro di lavoro, che già quello sarebbe un mezzo miracolo.

giovedì 14 aprile 2022

Orgoglio

Sei nato con una malformazione all'aorta che fin da piccolo ti ha creato problemi.
A soli due anni mangiavi pochissimo e i nonni temevano potessi non farcela, tanto che, una volta ricoverato all'ospedale, la nonna fece voto alla Madonna di Loreto: se ti fosti salvato, ti avrebbe fatto la comunione presso il celebre santuario a lei dedicato.
Spesso mi raccontavi del regalo che ricevesti  in quella occasione: una serie di offerte che tanti altri malati in attesa di guarigione ti fecero durante la messa.
Poi sei cresciuto, a scuola ti chiamavano "lo scoiattolo" perché saltavi sui banchi e sgusciavi tra le gambe dei compagni; di tanto in tanto, più in là negli anni, saltavi le lezioni preferendogli il club che avevate fittato con altri amici.
A soli nove anni dei ragazzi ben più grandi di te, affascinati da quella voce bianca che sentivano sovente risuonare in una via Garibaldi non ancora così caotica, ti chiesero di cantare per il loro gruppo. Conserviamo ancora oggi la foto di quel tuo primo concerto: eri un bambino, ma la musica scorreva già nelle tue vene.
Per i diciott'anni dei tuoi figli hai organizzato, com'è consuetudine al giorno d'oggi, delle belle feste al ristorante, con musica, tanto cibo ecc.
Per i tuoi diciott'anni anni, invece, nonno ti donò 500 lire con le quali offristi delle succulente aragoste alla crema a 4 o 5 dei tuoi amici più stretti. Parlavi di quei dolci come del regalo più bello che avresti mai potuto ricevere.
Mi hai insegnato l'impegno, la dedizione, la serietà sul lavoro e nella vita. Il tuo lavoro lo amavi profondamente, così profondamente che non ti bastava essere il custode del castello, il castello lo avevi studiato in ogni suo minimo dettaglio, sui libri di notte, sul campo di giorno, dalla voce viva di tutti gli studiosi che lo hanno analizzato. E lo raccontavi, donandolo ai visitstori, come solo tu sapevi fare. 
Sapevi essere duro e dolce ad un tempo, hai resistito con coraggio a tutte le batoste che la vita ti ha riservato. Due operazioni a cuore aperto, ictus, crisi epilettiche, e ti sei sempre rialzato. Alla fine un altro ictus ti ha portato via ("Free at last, they took your life, they could not take your pride").
Voglio solo che tu sappia che anche io voglio resistere, resistere alle angherie di questi tempi bui, alla pandemia, alla guerra, alla paura.
Non sono bravo a divincolarmi in una società così complessa come lo sei stato tu, ma resistere, caro papà, è sempre stata la cosa che mi viene meglio.
In questo ho avuto il miglior esempio possibile.