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giovedì 18 febbraio 2016

Festival di Sanremo 2016: Cosa resterà?

Torniamo a discutere di qualcosa di più leggero.
Anche se amo altri generi e contesti musicali, è mia abitudine seguire il Festival di Sanremo, non fosse altro che è l'unico momento in cui la televisione statale si concentra principalmente sulla musica dal vivo. Al riguardo, tra l'altro, non posso che consigliare a chiunque abbia problemi a prendere sonno e sia amante della buona musica, di sintonizzarsi su su Rai 5 verso la mezzanotte. Qui spesso a quell'ora mandano in onda documentari e concerti di artisti che hanno fatto la storia della musica, e che, con tutto il rispetto, hanno poco da spartire con gli artisti dei giorni nostri, che si recano a Sanremo.
Ma bando alle ciance, e basta fare i criticoni. Cercherò di parlare di quest'ultimo Sanremo esulando, per quanto possibile, dai miei gusti personali, che sono evidentemente molto distanti da quelli proposti dalla Kermesse in questione.
Partiamo però dalla conduzione: quattro persone che si occupano di questo aspetto sono palesemente troppe, soprattutto se due di queste risultano quantomeno irrilevanti nel loro apporto dato al programma. Ovviamente sto parlando di Madalina  Ghenea e Gabriel Garko. Due bellissimi ragazzi, per carità (specialmente la Ghenea), ma noi pubblico avremmo fatto volentieri a meno di vedere queste comparse, spesso (soprattutto nel caso di Garko) impacciate e fuori luogo; e altrettanto bene avrebbe fatto la loro assenza alle casse della Rai, e conseguentemente alle nostre. Soldi buttati, diciamocelo.
Bene invece Carlo Conti e Virginia Raffaele. Il primo ha saputo, come sempre, mantenere un bel ritmo, nonché un naturalissimo e piacevole aplomb, che ne fanno ad oggi il miglior conduttore italiano. Magari un conduttore un po' "piatto", ma forse il ruolo di chi conduce questo tipo di manifestazioni è proprio quello di essere presente ma non "invadente". Infondo si sta pur sempre parlando di una gara tra canzoni, tra artisti, quindi è bene che il conduttore sia funzionale a questo fine, e non viceversa.
Per quanto riguarda la Raffaele, lei è probabilmente stata il vero "pepe", la mossa televisiva azzeccata di questo Sanremo. Memorabile la sua parodia della Fracci, un po' meno quella della Versace e delle altre messe in scena. Ad ogni modo un "brava" se lo merita tutto, tralasciando ovviamente i cachet ancora esorbitanti e vergognosi che percepiscono i conduttori e gli ospiti.
Passiamo proprio agli ospiti allora: tra i grandi nomi è da segnalare solo quello di Elton John, con la sua buona esibizione. E poi, ovviamente, il magico intervento di Ezio Bosso, con parole d'amore per la musica e grandi insegnamenti di vita, sui quali non ritorno poiché se n'è ampiamente parlato.
"Sciapite" le altre ospitate, soprattutto non riesco a capire perché continuino ostinatamente ad invitare attori che non hanno nulla da dire, regalandogli altri soldi, oltre a tutti quelli che già hanno, per venti minuti di chiacchierata insulsa.
Infine, passiamo alle canzoni: non me n'è piaciuta nemmeno una, ma come ho già detto, devo sgombrare la mente da quello che ascolto di solito e cercare di giudicare in maniera oggettiva.
Allora benino i rapper, Rocco Hunt e soprattutto Clementino, che hanno riproposto tematiche sociali ritrite, un po' banalizzate, ma che sembrano averlo fatto in maniera sincera, con pezzi simpatici. Benino i vincitori Stadio, se non altro perché a differenza di molti altri, hanno alle spalle anni ed anni di concerti e di contatto diretto con il pubblico. E poi anche perché mio padre metteva sempre una loro cassetta in macchina, quand'ero piccolo.
Benino Dolcenera, non per la canzone, come sempre abbastanza odiosa, ma per la sua magnifica voce ed ottima esibizione. Bene Elio e le Storie Tese, che si riconfermano grandi musicisti e riescono anche a farci sorridere.
Non pervenuti tutti gli altri. Onestamente non ce la faccio proprio a parlare bene di canzoni che mi lasciano tanto indifferente.
Simpatico il pezzo di Francesco Gabbani, vincitore tra le nuove proposte, e una menzione particolare per il giovane Ermal Meta, che a mio parere ha presentato quella che rimane la canzone più bella di questo festival. Lasciando per inteso, che non è certo un pezzo che rimarrà negli annali.
Cosa resterà allora di questo Sanremo? Ovviamente nulla, ma faccio comunque i complimenti al lavoro di tutti gliu artisti e musicisti che vi hanno preso parte. Cantare e suonare bene non è mai frutto di un semplice caso.Detto questo Sanremo rimane inscindibilmente legato alla tradizione più classica della musica italiana, quella di Claudio Villa o Modugno per intenderci, quindi ha poco a che vedere con la musica moderna, e soprattutto con la buona musica moderna. Non mancano ovviamente le eccezioni, penso a Rino Gaetano con Gianna, o a Vasco Rossi, e tanti altri che si sono dimostrati al di sopra del "contenitore tradizionalista" di Sanremo. Ma ad oggi non consiglierei a nessun musicista che voglia fare musica "seria" di partecipare al Festival ligure, o quanto meno gli consiglierei di parteciparvi un po' come fece il buon Rino: facendo tutti "fessi e contenti". 

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