Caro Matteo,
che te lo dico a fare, io sono un irrimediabile idealista, e in quelli
come te non ci ho mai creduto.
No, io non ti conosco affatto personalmente, non ti giudico come uomo
ma come politico. Ecco, come politico moderno non posso altro che farti un
enorme plauso, sei il miglior rappresentante della politica deteriore nostrana,
quella inaugurata, sebbene in maniera non altrettanto fastosa (o nefasta, che
dir si voglia) dal buon vecchio Giolitti, perseguita nel corso degli anni da
illustri discepoli, Andreotti su tutti, e portata al suo apice da Silvio
Berlusconi. E di questa tradizione tu sei il più degno continuatore. Hai tutte
le carte in regola per esserlo: sei forte, hai una grande volontà, un certo
carisma; sei ambiguo, incoerente, dichiari quello che poi non farai (non dovevi
ritirati dalla politica?), sei bravissimo a mischiare le carte, ad uscire
sempre vincitore anche dalle peggiori sconfitte.
Ma io, Matteo, sono un uomo di sinistra, una sinistra che non esiste
più in Italia e che probabilmente non è mai esistita se non nel cuore e
nell’animo di migliaia, forse milioni di uomini e donne che credevano in un
sogno, magari in maniera un po’ ingenua, ma ci credevano davvero. Con quelli
come me, Matteo, la tua dialettica non attacca, perché se uno è vicino a temi
come la solidarietà, l’uguaglianza, la giustizia sociale, lo capisci subito,
all’istante.
Non me la prendo solo con te, sia ben chiaro: come dicevo prima, la
sinistra è latitante nel nostro paese da molti anni, e tu non sei che il
prodotto di quest’assordante latitanza.
Ognuno ovviamente è libero di credere che tu rappresenti una sinistra
moderna e di governo, ma per me, caro Matteo, resterai sempre un intraprendete
politico di centro, degno della peggiore Democrazia Cristiana. Con te non solo
non abbiamo invertito, e mai invertiremo, la rotta, come dici tu: anzi, stiamo
continuando ad andare contro un muro che si fa sempre più vicino e sempre più
grande. Le tue politiche economiche sono espressione di un neoliberismo non
curante di alcun equilibrio e giustizia all’interno della società, quelle
sociali sono deboli e sconclusionate.
Hai concesso qualcosa a coloro che in buona fede ti hanno reputato un
possibile buon presidente, ma te lo sei ripreso con gli interessi, perché non
hai alcun progetto politico a lungo termine, tu come molti tuoi colleghi di
partito e non. Mi auguro che da queste macerie che state contribuendo a creare, in
ottima compagnia, s’intenda, possa un giorno ergersi una personalità che tenga
a cuore i più deboli, i lavoratori, i disoccupati, gli emarginati. Perché, dal
primo giorno in cui ti ho visto ed ascoltato, caro Matteo, ho sempre avuto l’impressione
che a te non freghi poi molto. Magari potrei sbagliarmi su questo, in fondo non
posso giudicare appieno un uomo che non conosco personalmente, ma di certo
non mi sbaglio sul fatto che la tua “ricetta” non sia quella giusta per
risollevare le sorti del nostro paese e del suo popolo.
Cordiali saluti,
Pietro.
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