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venerdì 30 settembre 2016

Domenica 2 ottobre: SushaFire e Streight Leg in concerto a Gambatesa!



Questa domenica i SushaFire tornano ad esibirsi live, in Piazza a Gambatesa.
Prima di loro suoneranno i giovanissimi Streight Leg, accompagnati per l'occasione dall'esordiente Marco Scocca.
Non mancheranno le sorprese, con esibizioni di altri musicisti che avrete modo di scoprire quel giorno stesso!
L'appuntamento è alle 17-17 e 30, sulla rotonda della villa.
Vi aspettiamo numerosi, per passare assieme un pomeriggio pieno di rock, funky, blues, e tanto divertimento!!! A domenica!


mercoledì 21 settembre 2016

"Francesco di Bella & ballads Cafè"



Dopo aver "attraversato" lo stretto della manica per disquisire amabilmente di alcuni protagonisti musicali di quei luoghi piovosi ed umidi, mi sento di tornare alle colline e agli orizzonti nostrani, non meno bagnati ultimamente.
Torniamo in Italia, ma in effetti, almeno figuratamente, non ci allontaniamo troppo da quelle atmosfere dense di nebbia e pioggerellina battente, tipiche delle terre britanniche.
Già, perché l'egregio lavoro di Francesco di Bella, ("Francesco di Bella & Ballads Café") ha più il suono del vento mentre addensa le nuvole, che del sole che le dirada.
I cantanti malinconici mi sono sempre piaciuti tanto: in realtà non oso nemmeno immaginarlo un'artista che non sia melanconico; sarebbe come vedere un leone che non ha fame, una lepre che non corre, un pesce che non nuota. In sintesi, sarebbe il venir meno di un istinto naturale, senza il quale ognuno di questi animali non sarebbe ciò che è in realtà. E per come la vedo io un artista o è malinconico, o semplicemente non è. Punti di vista.
Venendo a noi, e alla musica, ci troviamo difronte ad undici brani, per lo più acustici e in dialetto napoletano, confezionati con maestria e cura, ma soprattutto scritti sull'anima e cantati con la pancia e con cuore.
L'empatia ha molto a che vedere con quello che amiamo o meno, e canzoni come "Vesto sempre uguale", "La costanza", "Luntano" "L'alba" riescono a suscitare in me un'inconsueta unità di vedute e sentimenti col cantautore partenopeo. Francesco di Bella si mostra, a mio parere ancora meglio di quanto avesse fatto con i 24 Grana, come arguto autore, grande interprete, e fine musicista.
La semplicità strutturale della sua opera, e il fatto che senza alcun orpello stia in piedi perfettamente, denota una bravura sopra alla media, e una sensibilità fuori dai canoni della normalità.
Con il suo volto giovanile e fresco, nonostante un' età non più giovanissima,come un novello Peter Pan, Di Bella attraversa, senza alcuno sforzo e con considerevoli risultati, tutte le sfumature che sono la cifra del suo stile musicale: dal folk di matrice americana ("Accireme"), passando per le atmosfere New wave inglesi, il Reagge, la canzone d'autore italiana (con tanti riferimenti musicali al conterraneo Pino Daniele), fino ad arrivare alla tradizionale canzone popolare napoletana, intrisa di quella tristezza viscerale, che così bene racconta le sfumature più profonde dell'animo umano.
Se pensate che la frivolezza sia l'essenza della vita, sebbene non avrete mai il coraggio di ammetterlo, lasciate perdere questo disco, lasciate perdere questa "recensione". Il blog di Selvaggia Lucarelli, o chi per lei, saprà sicuramente rendervi più incoscienti e felici, così come le canzonette di Justin Biber.
Ma se avete voglia di conoscere e condividere gli stravolgimenti e le dinamiche del nostro lato più recondito, per tornare in superficie un po' più maturi e consapevoli, o semplicemente, se avete voglia di ascoltare qualcuno che "canta pe' nun suffrì", allora mettete su questo disco, e magari  accompagnatelo ad un buon bicchierino di vino nostrano. La vostra salute, mentale e fisica, ve ne sarà grata.

venerdì 16 settembre 2016

Brit rock (moderno): i migliori 10!

Brit rock (moderno): i migliori 10!

Considerato che la mia mini classifica riguardante le migliori cinque cover rock sia stata apparentemente apprezzata, e che in questi giorni non ho né la voglia né l’ispirazione per affrontare tematiche più rilevanti, ho deciso di continuare in questo simpatico passatempo di raccontarvi alcuni attori della scena musicale che mi stanno particolarmente a cuore.
E visto che ciò non mi comporta alcuna fatica mentale, e mi sento piuttosto convinto delle mie preferenze in tale "categoria", ho deciso di parlarvi delle mie dieci band “Brit rock” preferite.
Ho ritenuto più opportuno dividere, del tutto arbitrariamente, il Brit rock in due distinte categorie temporali, al fine di semplificarmi il “lavoro”, e anche di non mischiare la carne col pesce: Gruppi Brit-rock moderni (nati o comunque consacratisi musicalmente dopo la fine degli anni 80’), e Gruppi Brit-rock classici (ovvero tutti quelli che sono venuti prima).
Oggi butterò giù la mia personale classifica della prima serie, e mi riprometto (chissà, tra un paio di giorni o forse un paio di mesi) di stilarne successivamente una tutta dedicata alle formazioni più “esperte”.

Dunque bando alle ciance, e lasciamo spazio alla musica!

10-The Verve: della band originaria di Wigan possiedo in realtà un solo album, il celebre “Urban Hymns”, e onestamente mi è bastato per porli alla base della mia personale classifica. Ciò per tre fondamentali considerazioni: innanzitutto i Verve trascendono l’etichetta di semplice gruppo brit, tenendo in sé un respiro musicale molto più ampio ed internazionale; in secondo luogo la band Richard Aschroft non era poi così “figa”, e a me quelli che passano tre quarti dei propri dischi a vantare le proprie presunte qualità adulatorie ed il proprio essere “in”, hanno sempre un  po’ annoiato (forse perchè sono invidioso!). E ultima, e più importante motivazione, i Verve hanno scritto almeno cinque pezzi che vanno molto al di là della canzone mediamente bella (per chi fosse curioso li cito: “A New decade, History, Sonnet, The drugs don’t works, Bitter sweet symphony).




9-Mogwai: Se i Verve rappresentano per molti versi l’aurea Pop della musica brit, i Mogwai, almeno inizialmente, hanno incarnato le tensioni più decisamente Post-rock dell’ambiente britannico. Dischi come “Mogway young team” e “Come on die young” sono imprescindibili per coloro che si dicono amanti della cultura post-rock.


8-Travis: gusto personale e dl tutto opinabile, ma i Travis a me sono sempre piaciuti molto: sarà per la dimensione intima delle loro composizioni (ascoltare l’album “The man who” su tutti), sarà perché il mio maestro di chitarra mi faceva suonare spesso “Sing”, ad ogni modo per me l’ottavo posto è il loro.



7-The Libertnes: alla band del “tenebroso” Pete Doherty va riconosciuta un’indubbia rilevanza storica, anche se forse (almeno al principio) non se n’erano accorti nemmeno loro! Sì, perché in un periodo in cui (i primi anni duemila) band americane come Strokes e White Stripes si contendevano il piedistallo della scena musicale giovanile internazionale, i buoni Libertines si sono prepotentemente intromessi in quella stessa scena, con la vitalità e l’entusiasmo che solo gruppi rock loro connazionali hanno avuto in passato (The Jam, Clash ecc. ecc.), e hanno ribaltato i riflettori nuovamente sul rock d’oltre manica. E poi, sono il gruppo ,così detto Brit, che forse più di tutti gli altri ha portato con sé gli stilemi e la grande eredità del Punk.



6-Franz Ferdinand: alla prorompente energia elettrica dei The Libertines, i quattro ragazzi di Glasgow devono sicuramente tanto, ma probabilmente devono ancora di più a quegli stessi gruppi “punk” che citavo prima, i Jam su tutti,  e anche un po’ alla classe dei crooner anni 50’. Aggiungete un pizzico di funky, post-punk e New wave, e la magia è fatta: non potrete non amare i Franz Ferdinand!



5-Coldplay: questa era l’unica posizione sulla quale non mi sentivo del tutto convinto. Posso sbattere, mi dicevo, i Coldplay al quinto posto!? Insomma, probabilmente parliamo della band inglese che ha avuto più successo negli ultimi quindici anni. Poi mi sono detto che dovevo farlo, perché i primi cinque semplicemente, ad oggi, mi piacciono di più. Chris Martin and co., come tanti altri loro colleghi, si sono lasciati forzare la mano dalla sete di successo, e dal volerlo mantenere. Così, diciamocelo, hanno fatto dei dischi davvero al di sotto delle loro possibilità (Ghost stories vince in assoluto il cucchiaio di legno del peggiore). Questo però non toglie che abbiano realizzato capolavori come “Parachutes” e “A Rush of blood to the head”, e, che nonostante si siano dati ad un Pop sempliciotto e troppo commerciale, rimane ancora difficile cambiare stazione quando alla radio passano un loro brano.



4-Oasis: della controversa storia dei fratelli Gallagher potremmo parlare per ore. Ma io sono un fan degli U2, ed in onore alla storica rivalità tra le due band (sebbene seconda a quella con i Blur), taglierò corto: gli Oasis avevano delle enormi potenzialità, e in più di un’occasione l’hanno dimostrato. Che ascoltiate “Definitely Maybe”, o “(What’s the story) Morning glory?”, vi sarà comunque ben chiaro che siamo di fronte alla band dalla caratura pop più elevata dopo i coldplay. Solo che a differenza loro hanno compiuto meno passi falsi. Poi il resto lo lascio alle riviste di gossip…



3-Muse: Sicuramente sono (o quanto meno sono stati) la band maggiormente influenzata dal Ghotic e dalla New wave che abbia avuto (e matenga) successo dai primi anni duemila sino ad oggi.
Anche loro si sono lasciati svezzare dallo showbuisness, ma va riconosciuto che lo abbiano fatto in maniera più coerente e poliedrica dei sopracitati Coldplay. Proprio la loro eterogeneità musicale, affiancata ad una bravura senza confini (che dire di Matthew Bellamy come cantante e chitarrista?!) mi ha spinto a concederli questo meritato terzo posto.


2-Blur: Stiamo parlando di Brit-rock, no? Bè per me loro sono quelli che da sempre hanno corrisposto di più a questa definizione, pur lasciandosi andare a sperimentazioni e innovazioni.  Il loro sound è unico e riconoscibile, e hanno saputo sfilarsi dalla definizione di gruppo Brit-Pop adolescenziale, per diventare qualcosa di molto più grande.
Con tutte le cadute che ne sono poi conseguite, per me “Parklife” e l’omonimo “Blur” rimangono in assoluto i capisaldi del genere di cui stiamo parlando.



1-Radiohead: Quando penso alla musica mi viene sempre in mente qualcosa di piccolo che sa diventare grande nell’animo di chi l’ascolta. È un po’ quello che capita con i Radiohead.
 Nell’arco di oltre vent’anni di onorata carriera ci hanno saputo far emozionare, arrabiare, sentire spaesati e a casa nostra, e rimangono ancora oggi uno dei gruppi più moderni che ci siano in giro.

Per di più, sebbene abbiano raggiunto un successo planetario, hanno saputo rimanere fedeli a quello che facevano sin dagli inizi, facendolo magari anche meglio: realizzare musica che piacesse prima di tutto a loro: e credetemi, già solo questo varrebbe il primo posto!


mercoledì 14 settembre 2016

Meglio dell'originale? Le mie cinque cover rock preferite

Immagine presa da internet


Meglio la cover o l'originale?
Diverse volte mi sono posto questo interrogativo, trovandomi difronte a reinterpretazioni di brani, più o meno famosi, a dir poco eccezionali.
In generale credo sia difficile superare l'incisione di chi una canzone l'ha scritta, pensata, vissuta, e composta. Fare musica e creare una composizione musicale è un po' come crescere un figlio e lasciargli fare la sua strada quando viene il momento: difficile che qualcuno gli voglia più bene dei propri genitori (sebbene non impossibile), ma una volta diventato grande sta a lui decidere in che modo esplicare al meglio le proprie capacità.
Così capita con la musica: si può realizzare una grande canzone, ma una volta che la si lascia andare (pubblica) in un certo senso è lei stessa a decidere se e da chi farsi reinterpretare (ovviamente col consenso dei genitori naturali), richiamando il presunto artista tramite le sue qualità sonore, di scrittura, ecc.
Per farla breve ho deciso di stilare una sorta di classifica delle mie cover preferite, alcune più conosciute ed altre meno, nella speranza che, se qualcuno di voi non avesse già avuto modo di apprezzarle, possa farlo attraverso questo piccolo articolo: Buon ascolto!

5- Love (J. Lennon) cantata da Beck:
Per puro caso ho trovato in rete questa bella ballad dell'indimenticato John Lennon, reinterpretata da uno dei cantautori contemporanei più apprezzati: Beck. La sua soave delicatezza, e il sound ipnotico ed accattivante, mi hanno spinto ad inserirla tra le mie migliori cinque


4- Helter skelter (Beatles) suonata e cantata dagli U2:
Potevo escluderli dalla mia personale classifica? Lo sapete che in fondo sono un nostalgico! Al di là delle battute a mio modesto parere il pezzo è stato ulteriormente arricchito da questa reinterpretazione, molto rispettosa dell'originale ma in pieno stile U2 di fine ottanta!



3-Space Oddity (D. Bowie) cantata da Chris Hadfield:
Forse è un'eresia, e qualche fan accanito di Bowie mi lincerà per questo, ma trovo la versione di Hadfield ripulita da tutti quei suoni kitsch dell'originale, e più diretta al cuore



2-Hey joe! (Canzone popolare) cantata e suonata dai The Jimi Hendrix Experience:
Una delle interpretazioni di puro rock più belle di sempre!



1-Hurt (Nine Inch Nails) cantata da Johnny Cash:
Rick Rubin alla cabina di regia, The Men in Black con la sua chitarra, la sua voce, la sua interpretazione, i suoi settant'anni, al microfono... devo aggiungere altro? Non credo, basta ascoltare




venerdì 9 settembre 2016

Giorgio Canali e Rossofuoco, "Perle per porci"





Grazie ad un amico, appassionato di musica come me, ho avuto la possibilità di conoscere Giorgio Canali e i Rossofuoco.
Dopo aver apprezzato il suono scarno ma netto di alcune sue canzoni, e l'arguzia introspettiva dei testi, mi sono lanciato ad occhi chiusi sul suo ultimo album, che poi ho scoperto raccolta di cover.
Comunque "Perle per porci" non ha deluso le mie aspettative, dimostrandosi un lavoro alternative rock di alto livello, dove i testi talvolta crudi e paradossali s'incastonano perfettamente con le chitarre distorte, le linee di basso avvolgenti, e le parti di batteria incredibilmente incisive.
Inoltre quello che preferisco di questi artisti è la loro propensione per atmosfere new wave e post-punk, così difficili da rintracciare nel panorama musicale italiano d'oggi.
Attenzione però: chi crede che si tratti solo dell'ennesimo gruppetto dalla verve smaccatamente indie, che evaporerà nel giro di un paio d'album, si sbaglia di grosso: Giorgio Canali vanta una carriera oramai ultra ventennale, e con i Rossofuoco ha pubblicato ben sette dischi. Ciò per dirvi che questo lavoro, così come il suo autore e la band che lo hanno prodotto, trascende dalle mode del momento e gode di una profondità di prospettiva, testuale e musicale, che pochi artisti sono capaci di produrre.
Oltre la voce profonda ed espressiva del cantautore romagnolo, e gli ottimi arrangiamenti dei suoi musicisti, chi concederà almeno un ascolto a quest' album avrà anche la possibilità di conoscere ottimi pezzi praticamente ignoti per i più, qui rivisitati con fulgore e sentimento, nel tentativo di renderli almeno un po' più noti, visto che il grande pubblico spesso non sa apprezzare perle di così rara bellezza. Perle per porci, per l'appunto.
Dalle tracce più tirate ("Canzone dada", "A. F. C.") alle ballad intrise comunque di puro e sano rock ("Tutto è così semplice", "Mi vuoi bene o no") Giorgio Canali non sfigura affatto al cospetto dei suoi ben più celebri corregionali, Vasco e Ligabue su tutti.
A questi ultimi io consiglierei, nel caso in cui non lo facciano già, di dare una gran bell'ascoltata a questo disco di Giorgio Canali, e, perché no, magari pure ai precedenti: non si sa mai che anche a loro torni l'ispirazione per scrivere grande musica.




venerdì 2 settembre 2016

Il mio anno di Servizio Civile


Martedì prossimo avrò concluso la mia esperienza nell'ambito del Servizio Civile Nazionale. Non sono solito tirare le somme di ciò che ho fatto in passato, ma in questo caso mi sento di farlo, anche perché vado molto fiero del mio operato durante questo periodo, e di ciò che ho imparato.
Io e la mia collega Chiara Di Ielsi abbiamo preso sin da subito con grande serietà questo impegno, dedicandoci alla ricerca degli anziani che avessero bisogno della nostra assistenza, casa per casa. Siamo riusciti a trovarne almeno venti, quindici dei quali hanno usufruito settimanalmente (due ore alla settimana ognuno) dei servizi da noi offerti: pagamenti bollette, commisioni di ogni tipo, ritiro ricette mediche e medicinali, accompagnamento per visite mediche, aiuto per uscire a fare una passeggiata, per alzarsi, scendere le scale, vestirsi, prendere le medicine, prepararsi la colazione, prendere la legna, spostare suppellettili, avere un pò di compagnia e tanto altro ancora.
Abbiamo realizzato progetti che si ponevano come obiettivo la rivalutazione del ruolo dell'anziano all'interno della società: non più un fardello messo il più possibile da parte, come spesso capita, ma linfa vitale per le nuove generazioni ed il loro futuro, grazie alla grande esperienza, umiltà e dignità, acquisite da chi nella vita ha attraversato problematiche che noi ragazzi di oggi possiamo solo immaginare. In tal senso abbiamo realizzato il progetto "Ti racconto una favola", mettendo in comunicazione gli anziani con i bambini delle scuole e non solo, facendoli partecipare entrambi ad un incontro dove i più piccoli hanno avuto l'opportunità di ascoltare i propri nonni riguardo il passato del proprio borgo e del proprio castello. Ne sono conseguiti un libretto ed un video animato che raccolgono in maniera sommaria i punti salienti della storia del nostro paese.
Abbiamo, dopo tanti anni, organizzato un'uscita presso il santuario di S. Lucia a Sassinoro e Pietrelcina, dove gli anziani hanno avuto modo di coniugare la fede e la religiosità che li contraddistingue, con l'allegria e la gioia che solo lo stare insieme possono regalare. Abbiamo contribuito a realizzare un  progetto dal nome "Nonno Taxi", grazie al quale gli anziani che avessero necessità di essere accompagnati presso strutture mediche per visite specialistiche possono farne richiesta ai ragazzi del servizio civile, rimborsando solo le spese della benzina al Comune, senza chiedere favori ad alcuno.
Ci siamo impegnati nel raggiungere un buon numero di partecipanti al progetto "Cure Termali" affinchè il pullman per Telese partisse da Gambatesa, evitando agli utenti i disagi dovuti al trasporto in scuolabus presso un altro comune, e siamo riusciti nel nostro intento, raggiungendo il numero di ventidue partecipanti a fronte dei diciasette dell'anno scorso.
Abbiamo aiutato l'associazione Rut e Noemi ad organizzare l'evento "Oltre i colori", coinvolgendo alcuni anziani che hanno illustrato ai ragazzi i giochi dei loro tempi, giocando assieme a loro. Sempre in collaborazione con "Rut e Noemi" e l'amministrazione comunale abbiamo raccolto generi di prima necessità per le popolazioni colpite dal sisma del ventiquattro agosto scorso.
Abbiamo cercato di accontentare ed aiutare gli anziani da noi assistiti anche oltre il dovuto, anche in giorni in cui non dovevamo lavorare. Di essere educati, gentili, seri, e di trattarli come fossero i nostri nonni, perché in fondo un pò lo sono. E loro hanno ricambiato con grande riconoscenza, e con l'affetto che solo dei nonni ti sanno dare.
Ringrazio dunque tutti gli anziani che ho assistito personalmente, con  la promessa che non smetterò di passarli a trovare e di aiutarli compatibilmente con i miei impegni ed obblighi. Ringrazio le persone che ci hanno accompagnato in questo percorso, i dipendenti comunali e l'amministrazione comunale con cui abbiamo avuto un rapporto di trasparenza, comunicazione e reciproco aiuto.
Ringrazio Chiara con cui ho lavorato durante quest'anno, e che spesso mi ha fatto sorridere con la sua simpatia ed energia.
Ed infine voglio aggiungere un'ultima cosa: 430 euro al mese per un anno sono pochi, e non ti assicurano nulla per il futuro; ma vale la pena impegnarsi a fondo quando di mezzo c'è il benessere di gente semplice e buona, a cui dobbiamo tanto. Non tutti coloro che prendono parte al Servizo Civile lo fanno solo per guadagnare questa esigua cifra e starsene seduti senza far niente. Chi è stato abituato dai propri genitori e dalla propria cultura all'impegno,alla dedizione e al sacrificio, mette ben volentieri a disposizione poche ore della propria giornata per semplificare quella di chi ne ha bisogno. La responsabilità di quello che facciamo, oltre di chi controlla o dovrebbe controllare, è soprattutto la nostra.
 Iniziamo ad assumercela, sia quando le cose vanno male, che quando (come in questo caso) vanno bene.