Brit rock (moderno): i migliori 10!
Considerato che la mia
mini classifica riguardante le migliori cinque cover rock sia stata
apparentemente apprezzata, e che in questi giorni non ho né la voglia né
l’ispirazione per affrontare tematiche più rilevanti, ho deciso di continuare
in questo simpatico passatempo di raccontarvi alcuni attori della scena
musicale che mi stanno particolarmente a cuore.
E visto che ciò non
mi comporta alcuna fatica mentale, e mi sento piuttosto convinto delle mie
preferenze in tale "categoria", ho deciso di parlarvi delle mie dieci band “Brit
rock” preferite.
Ho ritenuto più opportuno dividere,
del tutto arbitrariamente, il Brit rock in due distinte categorie temporali, al
fine di semplificarmi il “lavoro”, e anche di non mischiare la carne col pesce:
Gruppi Brit-rock moderni (nati o
comunque consacratisi musicalmente dopo la fine degli anni 80’), e Gruppi Brit-rock classici (ovvero tutti
quelli che sono venuti prima).
Oggi butterò giù la
mia personale classifica della prima serie, e mi riprometto (chissà, tra un
paio di giorni o forse un paio di mesi) di stilarne successivamente una tutta
dedicata alle formazioni più “esperte”.
Dunque bando alle
ciance, e lasciamo spazio alla musica!
10-The Verve: della band originaria di Wigan possiedo in realtà un solo
album, il celebre “Urban Hymns”, e onestamente mi è bastato per porli alla base
della mia personale classifica. Ciò per tre fondamentali considerazioni:
innanzitutto i Verve trascendono l’etichetta di semplice gruppo brit, tenendo in sé un respiro musicale molto più ampio ed internazionale; in secondo luogo
la band Richard Aschroft non era poi così “figa”, e a me quelli che passano tre
quarti dei propri dischi a vantare le proprie presunte qualità adulatorie ed il
proprio essere “in”, hanno sempre un po’ annoiato (forse perchè sono invidioso!).
E ultima, e più importante motivazione, i Verve hanno scritto almeno cinque
pezzi che vanno molto al di là della canzone mediamente bella (per chi fosse
curioso li cito: “A New decade, History, Sonnet, The drugs don’t works, Bitter
sweet symphony).
9-Mogwai: Se i Verve rappresentano per molti versi l’aurea Pop della musica brit,
i Mogwai, almeno inizialmente, hanno incarnato le tensioni più decisamente
Post-rock dell’ambiente britannico. Dischi come “Mogway young team” e “Come on
die young” sono imprescindibili per coloro che si dicono amanti della cultura post-rock.
8-Travis: gusto personale e dl tutto opinabile, ma i Travis a me sono
sempre piaciuti molto: sarà per la dimensione intima delle loro composizioni
(ascoltare l’album “The man who” su tutti), sarà perché il mio maestro di
chitarra mi faceva suonare spesso “Sing”, ad ogni modo per me l’ottavo posto è
il loro.
7-The Libertnes: alla band del “tenebroso” Pete Doherty va riconosciuta un’indubbia
rilevanza storica, anche se forse (almeno al principio) non se n’erano accorti
nemmeno loro! Sì, perché in un periodo in cui (i primi anni duemila) band
americane come Strokes e White Stripes si contendevano il piedistallo della
scena musicale giovanile internazionale, i buoni Libertines si sono
prepotentemente intromessi in quella stessa scena, con la vitalità e l’entusiasmo
che solo gruppi rock loro connazionali hanno avuto in passato (The Jam, Clash
ecc. ecc.), e hanno ribaltato i riflettori nuovamente sul rock d’oltre manica.
E poi, sono il gruppo ,così detto Brit, che forse più di tutti gli altri ha
portato con sé gli stilemi e la grande eredità del Punk.
6-Franz Ferdinand: alla prorompente energia elettrica dei The Libertines, i
quattro ragazzi di Glasgow devono sicuramente tanto, ma probabilmente devono
ancora di più a quegli stessi gruppi “punk” che citavo prima, i Jam su tutti, e anche un po’ alla classe dei crooner anni 50’.
Aggiungete un pizzico di funky, post-punk e New wave, e la magia è fatta: non
potrete non amare i Franz Ferdinand!
5-Coldplay: questa era l’unica posizione sulla quale non mi sentivo del
tutto convinto. Posso sbattere, mi dicevo, i Coldplay al quinto posto!?
Insomma, probabilmente parliamo della band inglese che ha avuto più successo
negli ultimi quindici anni. Poi mi sono detto che dovevo farlo, perché i primi
cinque semplicemente, ad oggi, mi piacciono di più. Chris Martin and co., come
tanti altri loro colleghi, si sono lasciati forzare la mano dalla sete di
successo, e dal volerlo mantenere. Così, diciamocelo, hanno fatto dei dischi
davvero al di sotto delle loro possibilità (Ghost stories vince in assoluto il
cucchiaio di legno del peggiore). Questo però non toglie che abbiano realizzato
capolavori come “Parachutes” e “A Rush of blood to the head”, e, che nonostante
si siano dati ad un Pop sempliciotto e troppo commerciale, rimane ancora
difficile cambiare stazione quando alla radio passano un loro brano.
4-Oasis: della controversa storia dei fratelli Gallagher potremmo parlare per ore.
Ma io sono un fan degli U2, ed in onore alla storica rivalità tra le due band
(sebbene seconda a quella con i Blur), taglierò corto: gli Oasis avevano delle
enormi potenzialità, e in più di un’occasione l’hanno dimostrato. Che
ascoltiate “Definitely Maybe”, o “(What’s the story) Morning glory?”, vi sarà
comunque ben chiaro che siamo di fronte alla band dalla caratura pop più
elevata dopo i coldplay. Solo che a differenza loro hanno compiuto meno passi
falsi. Poi il resto lo lascio alle riviste di gossip…
3-Muse: Sicuramente sono (o quanto meno sono stati) la band maggiormente
influenzata dal Ghotic e dalla New wave che abbia avuto (e matenga) successo
dai primi anni duemila sino ad oggi.
Anche loro si sono
lasciati svezzare dallo showbuisness, ma va riconosciuto che lo abbiano fatto
in maniera più coerente e poliedrica dei sopracitati Coldplay. Proprio la loro
eterogeneità musicale, affiancata ad una bravura senza confini (che dire di
Matthew Bellamy come cantante e chitarrista?!) mi ha spinto a concederli questo
meritato terzo posto.
2-Blur: Stiamo parlando di Brit-rock, no? Bè per me loro sono quelli che da
sempre hanno corrisposto di più a questa definizione, pur lasciandosi andare a
sperimentazioni e innovazioni. Il loro sound
è unico e riconoscibile, e hanno saputo sfilarsi dalla definizione di gruppo Brit-Pop
adolescenziale, per diventare qualcosa di molto più grande.
Con tutte le cadute
che ne sono poi conseguite, per me “Parklife” e l’omonimo “Blur” rimangono in
assoluto i capisaldi del genere di cui stiamo parlando.
1-Radiohead: Quando penso alla musica mi viene sempre in mente qualcosa di
piccolo che sa diventare grande nell’animo di chi l’ascolta. È un po’ quello
che capita con i Radiohead.
Nell’arco di oltre vent’anni di onorata
carriera ci hanno saputo far emozionare, arrabiare, sentire spaesati e a casa
nostra, e rimangono ancora oggi uno dei gruppi più moderni che ci siano in giro.
Per di più, sebbene
abbiano raggiunto un successo planetario, hanno saputo rimanere fedeli a quello
che facevano sin dagli inizi, facendolo magari anche meglio: realizzare musica
che piacesse prima di tutto a loro: e credetemi, già solo questo varrebbe il
primo posto!
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