https://www.tuttitalia.it/molise/statistiche/censimenti-popolazione/
https://www.tuttitalia.it/molise/statistiche/popolazione-andamento-demografico/
Ecco, prima di proporre soluzioni che sono tanto necessarie quanto ardue da individuare, bisognerebbe soffermarsi un attimo sui dati di fatto: dal 1951 al 2017 (un arco di soli 66 anni) la popolazione molisana è letteralmente crollata dalle 406.823 alle 308.493 unità.
Ora, io non sono molto preparato in matematica quindi lascio a voi l'onere, qualora ne aveste voglia, di fare i calcoli percentuali. Ma così, a senso, sento di poter dire che i problemi da affrontare sono molto più grandi di come spesso li si vogliono far apparire.
Quindi? Smettiamo di cercare delle soluzioni e accettiamo supinamente un' incontrovertibile tendenza?
Certo che no, ma se si vuole affrontare la questione in maniera seria, l'unico modo per farlo è approcciarsi ad essa in maniera strutturata, non proponendo accomodamenti "magici" e sconclusionati.
Un conto è confidare nella speranza, coltivando virtuosamente e sistematicamente un lavoro di perfezionamento individuale e comunitario; un altro è fingere che con una bacchetta si possa mettere tutto a posto, così, dall'oggi al domani.
Il "meno siamo e meglio stiamo" di arboriana memoria è potenzialmente condivisibile, dal mio punto di vista (quello di un orso di collina), specialmente nel periodo storico che stiamo attraversando. Ma per "essere" in quanto comunità, nello stratificato e complesso sistema socio-economico contemporaneo, bisogna avere i numeri.
Se la tendenza di cui sopra dovesse continuare senza grossi inciampi, nel giro di poche decine di anni del Molise, per come lo conosciamo, non resterà che il ricordo.
L'impegno a contrastare questa portentosa deriva deve essere ad un tempo diffuso e capillare: non si può pensare, quantomeno io non penso, che senza investimenti strutturali, senza la collaborazione della massima parte degli enti locali e governo centrale, senza scongiurare sperperi e contentini di sorta, la situazione possa evolvere positivamente.
Avere un quadro realistico della situazione contingente può lasciare un sentore aspro al palato, rendere difficoltoso muoversi per contribuire a diradare le difficoltà che ci attanagliano, eppure ne è presupposto fondamentale.
Costruirsi o, peggio, lasciarsi illudere da circostanze contestuali che semplicemente non esistono, invece, equivale a firmare la propria condanna, per giunta sorridendo come un ebete.
https://www.tuttitalia.it/molise/statistiche/popolazione-andamento-demografico/
Prendendo a prestito il titolo del bel disco di un giovane cantautore siciliano, allego i dati dell'andamento demografico nel territorio molisano, dal 1861 al 2017.
Ovviamente, di meraviglioso non c'è niente, se non la fascinazione più o meno perversa che ogni "declinare" porta con sé. Ci sono molti lati positivi nel vivere in una regione sostanzialmente lontana, in parte, dalle maggiori problematiche tipiche dei vasti agglomerati urbani e contraddistinta da alcuni paesaggi fiabeschi, ma allo stesso tempo bisogna, appunto, poterci vivere, ovvero trovarvi un impiego che consenta di essere autosufficienti. Ecco, prima di proporre soluzioni che sono tanto necessarie quanto ardue da individuare, bisognerebbe soffermarsi un attimo sui dati di fatto: dal 1951 al 2017 (un arco di soli 66 anni) la popolazione molisana è letteralmente crollata dalle 406.823 alle 308.493 unità.
Ora, io non sono molto preparato in matematica quindi lascio a voi l'onere, qualora ne aveste voglia, di fare i calcoli percentuali. Ma così, a senso, sento di poter dire che i problemi da affrontare sono molto più grandi di come spesso li si vogliono far apparire.
Quindi? Smettiamo di cercare delle soluzioni e accettiamo supinamente un' incontrovertibile tendenza?
Certo che no, ma se si vuole affrontare la questione in maniera seria, l'unico modo per farlo è approcciarsi ad essa in maniera strutturata, non proponendo accomodamenti "magici" e sconclusionati.
Un conto è confidare nella speranza, coltivando virtuosamente e sistematicamente un lavoro di perfezionamento individuale e comunitario; un altro è fingere che con una bacchetta si possa mettere tutto a posto, così, dall'oggi al domani.
Il "meno siamo e meglio stiamo" di arboriana memoria è potenzialmente condivisibile, dal mio punto di vista (quello di un orso di collina), specialmente nel periodo storico che stiamo attraversando. Ma per "essere" in quanto comunità, nello stratificato e complesso sistema socio-economico contemporaneo, bisogna avere i numeri.
Se la tendenza di cui sopra dovesse continuare senza grossi inciampi, nel giro di poche decine di anni del Molise, per come lo conosciamo, non resterà che il ricordo.
L'impegno a contrastare questa portentosa deriva deve essere ad un tempo diffuso e capillare: non si può pensare, quantomeno io non penso, che senza investimenti strutturali, senza la collaborazione della massima parte degli enti locali e governo centrale, senza scongiurare sperperi e contentini di sorta, la situazione possa evolvere positivamente.
Avere un quadro realistico della situazione contingente può lasciare un sentore aspro al palato, rendere difficoltoso muoversi per contribuire a diradare le difficoltà che ci attanagliano, eppure ne è presupposto fondamentale.
Costruirsi o, peggio, lasciarsi illudere da circostanze contestuali che semplicemente non esistono, invece, equivale a firmare la propria condanna, per giunta sorridendo come un ebete.
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