Tradizione, dal latino traditio-traditionis: "consegna, trasmissione" (dizionario Treccani). Trasmettere memorie, testimonianze, usanze così come le si conoscono.
Il mutare degli individui e della società s'insinua inevitabilmente nel mutare delle memorie, delle testimonianze e delle usanze: nessuna tradizione può svincolarsi da questo genere di modificazione, anzi essa si manifesta come presupposto vincolante della sopravvivenza della tradizione stessa, strumento indispensabile affinché rimanga arginata a quello che potremmo definire "immaginario collettivo": così le maitunate che si realizzano oggi nel nostro paese sono ovviamente differenti da quelle che, come lascia presumere un antico documento, si facevano già nel 1570, e da quelle ancor più antiche che con ogni probabilità affondano le proprie radici nei canti di questua da una parte, e nella cultura pastorale dall'altra.
Tutti i gambatesani che abbiano a cuore questa tradizione sanno che l'estemporaneità delle liriche, il marchio di fabbrica degli stornelli nostrani, così come l'esecuzione musicale che l'accompagna, sono espressioni prettamente novecentesche, delle quali tutt'al più affiorano i primi germi nella seconda metà dell'Ottocento.
Eppure, come rimarcato sin dal principio, nulla conosciamo, ad oggi, di come fosse strutturata e si manifestasse esteticamente la produzione di una maitunata originale del 500', o ancor prima.
Conosciamo, questo sì, quelle che noi definiamo "maitunate antiche", preservatesi grazie alla testimonianza dei più anziani della comunità, all'impegno e alla ricerca storico-popolare dell' Associazione Culturale "I Maitunat" di Gambatesa ed altri appassionati concittadini, che si prodigano annualmente per conservare questo folclore e donarlo ai posteri. Tali forme antiche, che al fianco delle evoluzioni più recenti vanno rievocate e custodite, difficilmente, però, possono essere giunte immutate a noi attraversando diversi secoli.
Il punto, quindi, non è tanto ricercare la forma, per usare una brutta parola, primitiva della nostra "saga tradizionale", quanto preservarne lo spirito più autentico con cui ci è stata trasmessa.
Per sopravvivere, per perdurare, inevitabilmente le usanze tipiche cambiano, avviluppandosi al mutare delle società che le danno rappresentazione.
A ben vedere la fortuna delle maitunate di Gambatesa, rispetto a quelle (seppur diffuse ma meno partecipate da residenti ed ospiti) di altri comuni regionali sta proprio nel traslare dei modi e della forma, tentando, impresa mastodontica, di mantenere intatto lo spirito che lungo i secoli ha percorso questa tradizione e con cui i nostri avi ce l'hanno consegnata.
E allora è ai più giovani che mi rivolgo, vedendo in loro la gioia e la grande attesa per tale manifestazione, ma scorgendo ad un tempo il pericolo che la competitività, per quanto foriera di un sano tentativo di accrescimento musicale e canoro, soverchi il senso ultimo del rito, che si sedimenta su tre diversi filoni coagulatisi inesorabilmente: il canto benaugurale, il rito di passaggio dall'anno vecchio a quello nuovo, la possibilità di dire, burlescamente, quanto durante l'anno non è dato dire.
Ragazzi, la vostra passione per questa tradizione è encomiabile e ardente: cambiate pure i modi, inventate parole e musica, rallegratevi nel rispetto, ma non nella deferenza, degli altri.
Ma più di ogni altra cosa cercate di preservare intatto lo spirito di convivialità di un rilevante momento della vita comunitaria.
Non conta tanto la gara a chi è più bravo, o quella archetipica, verace, e tutta mascolina del "chi dura di più": conta divertirsi e far divertire. Condensando paure, amare verità, nostalgia, timori e speranze future in un'esternazione canora e musicale. Dissacrandole, esorcizzandole e seppellendole, almeno per una notte, con un diffuso sorriso.
Ma più di ogni altra cosa cercate di preservare intatto lo spirito di convivialità di un rilevante momento della vita comunitaria.
Non conta tanto la gara a chi è più bravo, o quella archetipica, verace, e tutta mascolina del "chi dura di più": conta divertirsi e far divertire. Condensando paure, amare verità, nostalgia, timori e speranze future in un'esternazione canora e musicale. Dissacrandole, esorcizzandole e seppellendole, almeno per una notte, con un diffuso sorriso.

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