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mercoledì 9 gennaio 2019

Leggiamo: tra ragione e sapienza



Fin dagli anni della prima adolescenza ho sempre nutrito una profonda ammirazione verso coloro che leggevano assiduamente libri.
Con gli occhi di un undicenne cresciuto a pane e televisione, scorgevo in questi individui, e nel loro atto, un appetito di conoscenza che percepivo quasi "magico".
Sono state molte più le volte in cui mi sono deliberatamente spacciato per un accanito lettore (magari per far colpo su qualche ragazzina, o per mostrarmi più saggio di quanto fossi) che quelle in cui lo sia effettivamente stato.
Il mio amore per la lettura sboccia e s'assopisce a intermittenza, e questo è stato particolarmente vero almeno fino a qualche anno fa. Anzi, paradossalmente credo di aver tentato prima di "scrivere seriamente", e solo dopo di leggere con altrettanto impegno.
Sono "figlio" della televisione, dicevo, anche se poi è arrivato il web a spodestarla.
Il mio carattere inquieto m’impedisce di protrarmi troppo a lungo in un'attività che non abbia, almeno apparentemente, un immediato risultato pratico.
Questo (probabilmente un malcelato senso di colpa e insoddisfazione) si è dimostrato un buon antidoto contro l'inoperosità e l'accasciarmi su me stesso.
Così generalmente non riesco a guardare la tv, a collegarmi ad internet per un periodo consistente e in maniera spensierata, se prima non ho fatto almeno qualcosa che ritenga immediatamente utile.
Allo stesso modo prediligo leggere di sera, quando mi pare di aver esaurito il mio minimo apporto alla vita quotidiana della casa e delle persone che mi stanno intorno.
Negli ultimi anni ho perfezionato le mie qualità di lettore, preferendo sempre più spesso perdermi tra le righe di un racconto o di un saggio, piuttosto che tra le immagini di un film, molti dei quali continuo parimenti ad apprezzare come forma espressiva alternativa.
Non sono comunque diventato un lettore eccezionale, come taluni che ho avuto ed ho il piacere di conoscere.
Mi piace prendermi il mio tempo con un libro: leggerlo solo quando mi sento davvero in vena di farlo, tornare indietro di qualche pagina quando qualcosa non mi è chiaro, tenerlo sul comodino pronto all'uso per un po'. Per un certo periodo, la copertina di quel libro si confonde, in qualche misura, con l'immagine della mia vita.
E, nonostante il trascorrere del tempo, continuo ad avvertire qualcosa di "magico", inafferrabile, indefinito in un libro. Sarà lo spazio che corre tra il fissare una parola e la sua interpretazione, oppure quella prorompente facoltà di colmare un brandello vuoto di conoscenza, che a sua volta ne schiude un altro.
Ci vuole un certo periodo per leggere un libro, e talvolta impegno: la sapienza ha bisogno di tempo per lasciare il suo seme, di pazienza, d’intuizione ma anche di studio, dei sensi e, almeno in parte, della "ragione", affinché germini.
La sapienza, però, non è una meta tangibile in cui approdare, piuttosto un percorso lungo e, il più delle volte, travagliato da percorrere: questa considerazione a sua volta non è l’espressione di un imperante relativismo padre di ogni cosa, ma la presa d’atto dell’assoluto carattere umano del sapere inteso come risultato di un processo cognitivo che tenta di racchiudere ogni ambito al suo interno.
Anche gli animali sono in un certo senso sapienti, ovvero conoscono, in molti casi meglio degli uomini, le cause e gli effetti del rapporto tra il loro corpo e il mondo circostante. Ad ogni modo non sembra che pretendano di “sapere” tutto e di spiegarlo agli altri, caratteristica tipica degli individui della nostra specie.
Dagli albori della sua storia l’uomo si è opposto al timore del caos, cercando di trovare un senso ad ogni cosa, dandosi una struttura, dei ruoli, delle norme. Questo “sviluppo”, ovviamente imperfetto, è comunque l’espressione più autentica dell’esperienza umana, nel bene e nel male.
Dal basso della mia ignoranza auspico che questo processo diventi sempre più consapevole e inclusivo delle diversità che si manifestano con spirito, anche fortemente critico, ma sempre rispettoso dell’altrui esistenza.

E in questo i libri, con tutte le loro incompiutezze, possono ancora darci una grande mano.

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