Cerca nel blog

venerdì 21 dicembre 2018

Libero


Il freddo spietato del primo mattino a dicembre ti scopre nudo, e lentamente s’impasta al cruento bagliore del  sole.
Ti crepa la pelle, ma la tua natura, che per poco riduce al silenzio tutto il resto, ti chiama, e tu non hai di meglio da fare che risponderle.
Ad ogni passo che sospingi in avanti s’accresce la tua forza, s'irrigidisce la tua inizialmente tenue volontà.
L'odore acre della terra mescolata all'erba, ancora umide, narra la tua storia, la tua essenza, meglio di quanto ogni parola potrà mai fare.
E la nebbia, che svogliata e silenziosa si leva dallo specchio d'acqua nell'angusta pianura, ti ricorda ancora una volta il prezzo che hai pagato per liberarti dalle più selvagge e ferali paure, sostituendole con delle nuove.
Più civili e subdole, non meno malvagie.
Ma sei libero, ora: nello spazio che intercorre tra un passo e il successivo, nel vapore che fuoriesce dal tuo caldo corpo, su questo suolo amaro sferzato dall'aria asciutta, sei libero.
Come non lo sarai in nessun altro modo.

Nessun commento:

Posta un commento