Da qualche anno ho preso la sana abitudine di camminare, per curare il
mio animo e il mio inestinguibile amore per il cibo.
Adoro camminare per le campagne, tra la natura silenziosa e suadente
alle volte, rumorosa e dissuasiva altre.
Mi piace passeggiare da solo, ma anche in compagnia: la fatica spesso
si cela tra le parole che ci si dice, o forse è solo impegnata a perder tempo
con lo sforzo del compagno che ci precede.
Ad ogni modo, grazie a Vincenzo e Chiara, ultimamente ho intrapreso
camminate ben più impegnative, e allo stesso tempo allettanti, di quelle che
tengo solitamente.
Tra le montagne che abbiamo attraversato nei giorni scorsi, che
fossero baciate da un incandescente sole, oppure ammaliate tra le braccia di
polverose nubi, mi sono sentito a casa.
Non c’è vento indiavolato che possa far piegare le gambe di chi
cammina dentro se stesso. Perché camminare è vivere, e quando si arriva sul
punto più alto del colle, quello che si vede non è altro che la strada che abbiamo
fatto, e quella che c’è ancora da fare.
Con lo zaino sulle spalle, partendo dalla vallata, i problemi che ci
attanagliavano come morse implacabili fino ad un momento prima rimangono chiusi
dietro lo sportello dell’auto. Poi tornano inesorabilmente sulle nostre spalle,
ma sembrano molto più leggeri, perché la fatica fisica assorbe quella mentale,
e aiuta a liberarsi da tutte quelle congetture inutili che smorzano le nostre
energie vitali.
E sì, su una cosa, una sola sia ben chiaro, i futuristi avevano
ragione: la vita è movimento, ma non il movimento forsennato, spasmodico,
nevrotico e ottuso della società moderna. La vita è il sudore che gronda
copioso dal nostro corpo mentre scaliamo una vetta, ma è anche e soprattutto la
voglia di non smettere, di ricominciare, di rialzarsi ancora e ancora.
Perché camminare è anche un privilegio, e farlo tra questi sinuosi
monti, con le persone che amo, è un privilegio ancor maggiore.
Allora, fintanto che non mi si spezzerà il fiato, ed il mio ginocchio malandato
me lo permetterà, io continuerò a camminare, a calpestare il verde dei freschi
prati, a salire sulle rocce più insidiose, per poi bere da una gelida fonte di
montagna. Perché sono un uomo complicato
che ama le cose semplici.
E qualcuno mi ha detto che le cose semplici amano gli uomini
complicati.





