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giovedì 7 marzo 2019

Non di solo pane, ma anche



Siamo nel periodo di raccolta delle olive (tempo meteorologico permettendo), e dunque mi pare opportuno esternare una considerazione che mi porto dietro da qualche anno.
Non di rado mi è capitato di leggere e sentire sedicenti intellettuali apostrofare sarcasticamente l'olivicoltura o la vendemmia, lasciando intendere che si tratti di attività da villani (nel senso deteriore che il termine ha assunto) ignoranti.
Certo, nessuno vuol mettere in dubbio che esistano questioni estremamente più importanti e dirimenti, e che bisogni nutrire il proprio intelletto anche con ben altri contenuti.
Ma è giusto mancare di rispetto, senza fare alcuna distinzione, a chi si impegna personalmente per la raccolta e trasformazione dei prodotti della propria terra?
Fin dall'antichità l'olio di buona qualità era considerato foriero di proprietà benefiche, se non addirittura terapeutiche, per il nostro organismo.
Alla luce delle più moderne ricerche, tale tesi è stata rafforzata, e un misurato consumo di tale prodotto è altamente consigliato dagli specialisti.
Senza considerare la portata sociale e culturale che tali pratiche rivestono, specie se ancora attuate in maniera tradizionale, consiglio a questi arroganti tuttologi di rimboccarsi le maniche, salire su un albero, cogliere il frutto, riporlo nelle cassette e trasportarlo al frantoio per la molitura.
Il loro fisico e la loro mente non potranno che trarne benefici.
Se poi preferiscono l'olio "lampante" venduto a 3 euro nei supermarket o il vino colmo di solfiti, beh ognuno ha i suoi gusti e la sua salute!
Un'ultima cosa: a volte si impara più da una dura giornata di lavoro in campagna, che in un tanto sofisticato quanto banale convegno.

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