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sabato 23 agosto 2014

Recensione: Daniele Silvestri, "Scotch"




Daniele Silvestri: “S.C.O.T.C.H.”




Dobbiamo traslocare.
Cambiare casa, città, e magari anche nazione. Viviamo in un mondo precario.
Prepariamo le valigie, e soprattutto un sacco di scatole in cui trasportare oggetti e ricordi.  
Daniele Silvestri con il suo settimo album in studio S.C.O.T.C.H. ci offre un mezzo per tener chiuse quelle scatole, e fare in modo che nulla sia perso.
Dopo gli splendidi Sig. Dapatas e Il dado il cantautore romano dà vita a una perla di rara bellezza nella sua genuinità. La più matura e consapevole.
Stefano Bollani, Niccolò Fabi, Andrea Camilleri, Raiz, Peppe Servillo, e Diego Mancino lo accompagnano in questo percorso musicale confezionato in maniera impeccabile.
“Che salpino le navi, si levino le ancore, si gonfino le vele” e che la musica abbia inizio!
Le navi apre l’album in maniera soave, un pianoforte fluido e la voce di Daniele più serena e sommessa che abbiate mai sentito.
Sornione inserisce la seconda marcia e mette giù un po’ di ritmo. Niccolò Fabi impreziosisce il pezzo con la sua interpretazione, ma sono le parole a prendere il sopravvento: “ La verità non paga mai, anzi negli altri mette sempre agitazione/ Chi non conosce dignità non può nemmeno percepire umiliazione.”
Una canzone che somiglia maledettamente al suo titolo.
Fifty fifty è carica d’ironia ma soprattutto della bravura di Daniele nello scrivere: “Con tutti i tuoi difetti e i tuoi misfatti a conti fatti tu mi sfrutti e mi contesti, poi sfottendomi mi sfratti, ti travesti nei dibattiti, ti batti per diritti che per primo tu calpesti, per favore siamo onesti!” Altro che “sopra la panca la capra…”! Di evidente serietà, attualità, ma anche simpatia, è il tema del testo in questione. Un giro di basso accattivante e un trombone messo nei punti giusti danno un taglio fresco e danzante al pezzo.
Acqua stagnante è un piccolo capolavoro sul rapporto di coppia. “Come acqua stagnante, non c’è nessuna corrente dentro di te. E complimenti mi hai convinto, che l’amore non basta e così non mi resta che lasciarti stare. Senza nessuno che ti giudica, nessuno che ti sgrida e si preoccupa. Sarà senz’altro tutto molto più leggero. Ma sei sicura che sia meglio per davvero? Volevo esserti di peso perché dipendo da te”. Null’altro da aggiungere.
I temi sociali tornano forti in Precario è il mondo (con Raiz) e nella cover di Gaber Io non mi sento italiano.
Nel mezzo un’altra pregevole cover, questa volta parodia dell’originale di Gino Paoli:  La Chatta ci strappa un sorriso sull’era digitale dei social network, avvalendosi della presenza dello stesso Paoli e di un risultato straniante e divertentissimo, ma allo stesso tempo nostalgico.
Monito(r) ha il riff più duro dell’album, e il testo più incisivo: aspra critica sul ruolo istituzionale del Presidente della Repubblica, spesso relegato a mero burocrate col ruolo di certificare scelte già fatte: “In mano ha un’arma scarica, la penna che ratifica, la mano trema, il cuore frena… però alla fine firmerà!” 
Ma che discorsi ci lascia scaricare la tensione grazie ad una melodia pervasiva e solare.
Acqua che scorre è strettamente legata, sia musicalmente che testualmente, alla precedente Acqua stagnante, ma mette in risalto la stridente differenza tra la voce di Silvestri e quella di Diego Mancino. Il risultato è sorprendente e davvero piacevole.
Lo Scotch è intrisa di reggae e ci suggerisce il senso del titolo di quest’opera. E poi chi avrebbe mai immaginato di ascoltare la fumosa voce di Camilleri in un disco? Una gradita improvvisata.
C’è ancora spazio per commemorare Paolo Borsellino nella cavalcante L’appello.
Infine si torna nuovamente ad un pianoforte (stavolta suonato da Stefano Bollani) e una voce.
La forma più semplice della canzone, per cercare (se da qualche parte ve n’è ancora una parvenza)
la smarrita grandezza di Questo paese.

Voto: 8/10

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