Daniele Silvestri: “S.C.O.T.C.H.”
Dobbiamo traslocare.
Cambiare casa, città,
e magari anche nazione. Viviamo in un mondo precario. 
Prepariamo le valigie,
e soprattutto un sacco di scatole in cui trasportare oggetti e ricordi.  
Daniele Silvestri con il
suo settimo album in studio S.C.O.T.C.H.
ci offre un mezzo per tener chiuse quelle scatole, e fare in modo che nulla sia
perso.
Dopo gli splendidi Sig. Dapatas e Il dado il cantautore romano dà vita a una perla di rara bellezza
nella sua genuinità. La più matura e consapevole.
Stefano Bollani,
Niccolò Fabi, Andrea Camilleri, Raiz, Peppe Servillo, e Diego Mancino lo
accompagnano in questo percorso musicale confezionato in maniera impeccabile.
“Che salpino le navi,
si levino le ancore, si gonfino le vele” e che la musica abbia inizio!
Le navi apre l’album in maniera soave, un
pianoforte fluido e la voce di Daniele più serena e sommessa che abbiate mai
sentito. 
Sornione inserisce la seconda marcia e mette
giù un po’ di ritmo. Niccolò Fabi impreziosisce il pezzo con la sua
interpretazione, ma sono le parole a prendere il sopravvento: “ La verità non
paga mai, anzi negli altri mette sempre agitazione/ Chi non conosce dignità non
può nemmeno percepire umiliazione.”
Una canzone che somiglia
maledettamente al suo titolo.
Fifty fifty è carica d’ironia ma soprattutto
della bravura di Daniele nello scrivere: “Con tutti i tuoi difetti e i tuoi
misfatti a conti fatti tu mi sfrutti e mi contesti, poi sfottendomi mi sfratti,
ti travesti nei dibattiti, ti batti per diritti che per primo tu calpesti, per
favore siamo onesti!” Altro che “sopra la panca la capra…”! Di evidente
serietà, attualità, ma anche simpatia, è il tema del testo in questione. Un
giro di basso accattivante e un trombone messo nei punti giusti danno un taglio
fresco e danzante al pezzo.
Acqua stagnante è un piccolo capolavoro sul rapporto
di coppia. “Come acqua stagnante, non c’è nessuna corrente dentro di te. E
complimenti mi hai convinto, che l’amore non basta e così non mi resta che
lasciarti stare. Senza nessuno che ti giudica, nessuno che ti sgrida e si
preoccupa. Sarà senz’altro tutto molto più leggero. Ma sei sicura che sia
meglio per davvero? Volevo esserti di peso perché dipendo da te”. Null’altro da
aggiungere.
I temi sociali tornano
forti in Precario è il mondo (con Raiz) e nella cover di Gaber Io
non mi sento italiano. 
Nel mezzo un’altra pregevole
cover, questa volta parodia dell’originale di Gino Paoli:  La Chatta ci strappa un sorriso
sull’era digitale dei social network, avvalendosi della presenza dello stesso
Paoli e di un risultato straniante e divertentissimo, ma allo stesso tempo nostalgico.
Monito(r) ha il riff più duro dell’album, e il
testo più incisivo: aspra critica sul ruolo istituzionale del Presidente della
Repubblica, spesso relegato a mero burocrate col ruolo di certificare scelte
già fatte: “In mano ha un’arma scarica, la penna che ratifica, la mano trema,
il cuore frena… però alla fine firmerà!” 
Ma che discorsi ci lascia scaricare la tensione
grazie ad una melodia pervasiva e solare. 
Acqua che scorre è strettamente legata, sia
musicalmente che testualmente, alla precedente Acqua stagnante, ma mette
in risalto la stridente differenza tra la voce di Silvestri e quella di Diego
Mancino. Il risultato è sorprendente e davvero piacevole.
Lo Scotch è intrisa di reggae e ci suggerisce
il senso del titolo di quest’opera. E poi chi avrebbe mai immaginato di
ascoltare la fumosa voce di Camilleri in un disco? Una gradita improvvisata.
C’è ancora spazio per
commemorare Paolo Borsellino nella cavalcante L’appello. 
Infine si torna
nuovamente ad un pianoforte (stavolta suonato da Stefano Bollani) e una voce.
La forma più semplice
della canzone, per cercare (se da qualche parte ve n’è ancora una parvenza)
la smarrita grandezza
di Questo
paese.
Voto: 8/10
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