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lunedì 25 agosto 2014

Recensione: Pink floyd, The dark side of the moon



Pink Floyd: “The Dark Side of the Moon”




Il battito del suo cuore diventava poco a poco più forte. Lo sentiva crescere come un esercito di marcianti proveniente da dietro alla collina. Voci convulse accompagnavano il suo incedere. Poi allarmanti strilli.
D’un tratto tutto tornò calmo, un caldo arpeggio di chitarra con un ritmo estatico avvolse la stanza e introdusse un amalgama di voci che sussurravano: “Respira, respira all’aria aperta” e altre parole farneticanti di tombe e cose del genere.
Poi di nuovo suoni cupi e ossessivi, delle risate a dir poco inquietanti. Rintocchi di orologi.
Driiiiiiingggg!!!!!
Syd si svegliò di sobbalzo, fortunatamente stava solo sognando. Eppure quel sogno sembrava così vivido, reale.
Si sciacquò gli occhi, mangiò qualcosa.
Ed ora cosa faccio? Pensò tra sé e sé. Decise di non fare nulla di che, come al solito. Scese in strada perché il sole era alto in cielo. Perse tempo.
Tanto gli pareva che tutti lo facessero. Tentavano di annaspare, trovandosi un lavoro, creandosi una famiglia. Ma alla fine il tempo se li sarebbe portati tutti via.
Gli sembrava che quel tipo, il Tempo, non avesse davvero null’altro da fare, se non spazzare via le cose. Con gli uomini bastava poco. Le loro vite erano leggere come l’aria e lui le soffiava via senza alcuno sforzo. Con le montagne, i laghi, le pietre diventava più difficile.
Ma al Tempo non costava nulla aspettare. Passava millenni ad aspettare. Avrebbe vinto anche contro di loro un giorno o l’altro.
A questi pensieri Syd divenne piuttosto malinconico, e fissando “Il grande spettacolo nel cielo” udì una meravigliosa voce di donna. In fondo, a lui non faceva molta paura morire. “Prima o poi devi andartene”. 
Quello che lo faceva davvero incazzare era l’avidità della gente. Vedeva i suoi concittadini muoversi come formiche impazzite, non alla ricerca di un necessario sostentamento, bensì di una ricchezza superflua, accomodante, che paradossalmente spegneva lentamente la loro fiamma vitale, rendendoli degli automi privi di Spirito. No, lui non voleva affatto essere così.
C’era un’enorme differenza tra lui e loro.
Quelli (l’altra gente) si facevano la guerra a vicenda. Per un pezzo di terra, per la “Patria”, per la gloria, per il denaro. Se non a colpi di cannone e mitragliatrici, si sparavano addosso a colpi di indifferenza, egoismo, cattiveria. L’egoismo e l’indifferenza uccidevano più delle armi secondo il giovane Syd.
Lui invece stava nel suo, sì, ma non era indifferente. Quando incontrava il barbone Tom dietro l’angolo del palazzo, gli offriva sempre un pezzo di pane, e quando d’inverno fece molto freddo, lo ospitò nella sua misera stanza.
Lui e Tom erano buoni amici.
Syd era così strambo che nessuno aveva il coraggio di avvicinarlo, meno che il buon Tom.
Questi gli aveva anche dedicato una splendida canzoncina che aveva intitolato: Brian Damage.
Il testo diceva: “Il pazzoide è nella mia testa, il pazzoide è nella mia testa. /C’è qualcuno nella mia testa ma non son’io./ Bisogna tenere i pazzi sul sentiero.”
Al ragazzo piacque molto. Si sentiva rappresentato da quel pezzo. Era un modo per dire che il suo essere strano non era poi così sbagliato. Tom glielo aveva detto, “nessuno qui è davvero normale”.
-Guarda quella madre che tratta suo figlio come fosse un neonato, e invece ha quasi quarant’anni. Guarda quel tizio che sta sempre al cellulare. Ormai non li vede nemmeno più gli altri, ci parla solo come fossero ricevitori telefonici.
Guarda quella ragazzina che invece di giocare con le sue amichette non fa altro che ammirare lo schermo del suo smartphone all’ultimo grido, in attesa di avere qualche nuova dal Dio dei social network.
La vita reale oramai non sappiamo nemmeno cosa sia. Abbiamo solo un’idea di come dovrebbe essere una vera vita, ma stiamo dimenticando anche quella. Tu non sei poi così male. Sei solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.-
Syd sorrise ed annuì.
Forse davvero non era così folle come dicevano tutti. O meglio, tutti erano un po’ folli, e quindi lui non lo era più degli altri.
Sì, di solito sembrava tutto così bello e normale sotto la luce del sole. Ma al di là da quella, c’era un’oscurità imperante. E quando il lato oscuro della luna veniva fuori, gli uomini non sembravano più così perfetti.
S’era fatto buio.
Syd tornò a casa, ma si rese conto che erano solo le tre del pomeriggio.
Com’era possibile quella notte scura!?
Mirò in alto. Gli ultimi raggi del sole venivano risucchiati da un buco nero.
Era forse la fine del mondo??
Accese la tv, vide la gente che guardava lo spettacolo estasiata. Allora capì.
Che sciocco che era stato, era solo un’eclissi.
Gli sembrò che anche la verità dei fatti sull’essere o non essere giusti e normali, fosse sempre stata travista, nascosta.
Già, era proprio così.
Il sole era eclissato dalla luna.
Voto: 10/10

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